giovedì, maggio 25, 2023

Franco Nembrini: L'educazione è un casino da mo'

Citazioni:

1: "La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell'autorità e non ha alcun rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni. Non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi".

2: "Non c'è più alcuna speranza per l'avvenire del nostro paese se la gioventù di oggi prenderà il potere domani poiché questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, spaventosa."

3: "Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori: la fine del mondo non può essere lontana."

4: "Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore. I giovani sono maligni e pigri. Non saranno mai come la gioventù di una volta. Quelli di oggi non saranno capaci di mantenere la nostra cultura."

Citazioni:

1. Socrate 470 a.C.

2. Esiodo 720 a.C.

3. Sacerdote dell'antico Egitto 2000 anni a.C. circa 

4. Incisione su un vaso d'argilla dell'antica Babilonia 3000 anni a.C. circa

lunedì, maggio 08, 2023

Note su Hiroshima - recensione

 Parliamo di un premio Nobel, quindi è abbastanza inutile dire che la scrittura è "preziosa" però...però fino a metà libro ho fatto una gran fatica a procedere. No...abbandonare mai! Con buona pace di Pennac.

Il libro è infatti una raccolta di saggi scritti all'inizio (fino a metà) anni '60 e sconta, ripeto soprattutto nella prima parte, il fatto che il racconto faccia riferimento a polemiche ed eventi, anche molto minuti, accaduti sullo scorcio dei primi anni 60. Il racconto di questi fatti risulta quindi, dopo sessantanni, poco interessante, poco chiaro anche per gli inevitabili riferimenti che un lettore, "occidentale" per di più, fa un po' di fatica a seguire. 

In breve, se il tutto fosse riscritto oggi, verrebbe sintetizzato, credo, in poche pagine. E' interessante invece quando il racconto si sposta sull'esperienza che è poi diventata "universale" dei hibakusha (被爆者) - parola che non riesco a ricordare manco ripetendomela mille volte...e che quindi mi sono andato a cercare -  ossia coloro che alla bomba sono sopravvissuti. Ai giapponesi dire "sopravvissuti" non piaceva, è stata quindi coniata questa; ecco queste pagine diventano, grazie anche alla sapienza dello scrittore, importanti, chiare, illuminanti circa qualcosa che, al pari forse di Auschwitz (non a caso l'autore fa un accostamento al campo di concentramento, peraltro secondo me in modo non felice, un po' frettoloso), la mente umana non può riuscire ad immaginare, o almeno la mia, assai limitata, non riesce.

martedì, maggio 02, 2023

Note su Hiroshima

 Di tanto in tanto si sente di storie persino più tristi di quelle appena citate, come quella di una ragazza che, gettando per caso uno sguardo sulla sua cartella clinica, ci vide scritto 'leucemia mieloide' e s'impiccò. Quando mi capita di venire a conoscenza di storie del genere, mi sento molto fortunato a non fare parte di una nazione cristiana. Provo un sollievo indescrivibile al pensiero che un dogmatico senso di colpa cristiano non abbia impedito a quell'infelice ragazza di suicidarsi. Nessuno di noi vivi può difatti biasimarla per il suo gesto estremo. La nostra sola libertà deve essere quella di ricordare l'esistenza di persone che 'malgrado tutto scelgono di non togliersi la vita'. A questo proposito, come giapponese, penso di essere quel tipo di persona che, se scoprisse di avere il cancro, si suiciderebbe in piena libertà, senza sensi di colpa nè paura dell'inferno. Comunque sia, posso affermare in tutta sicurezza di non sentirmi assolutamente in diritto di dissuadere chicchessia dal commettere suicidio. Chissà, forse è perchè sono intaccato da una sorta di 'muffa' che mi svigorisce, ed è proprio per questa mia natura che posso riguadagnare coraggio tutte le volte che m'imbatto nella moralità pura e umana della gente di Hiroshima che 'malgrado tutto sceglie di non togliersi la vita'.


Kenzaburo Oe, Note su Hiroshima, Garzanti giugno 2021, pp 92-93

Traduzione di Gianluca Coci

venerdì, aprile 28, 2023

Per scrivere poesia di Rainer Maria Rilke

Bisognerebbe saper attendere e raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si schiudono al mattino.

Bisogna saper ripensare a sentieri in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell’infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando ci porgevano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e gravi trasformazioni, a giorni in camere silenziose, raccolte, e a mattine sul mare, al mare soprattutto, ai mari, a notti di viaggio che passavano alte rumoreggianti e volavano assieme alle stelle, e non basta ancora poter pensare a tutto questo.

Bisogna avere ricordi di molte notti d’amore, nessuna uguale all’altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si richiudono. Ma anche accanto ai moribondi bisogna esser stati, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori a folate. E ancora avere ricordi non basta. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza d’attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, solo allora può darsi che in una rarissima ora si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso».

 dal romanzo «I quaderni di Malte Laurids Brigge» 1910

martedì, aprile 18, 2023

I Mezzi Po - Cronache delle genti di Po

 I "Mezzi" per me, settimese volgare, sono un luogo magico.




Ricordo una gita alle elementari...mi parve di passare, facendo pochi km, dagli anni '70 ai '50 in circa 15 minuti.
Il pullman si fermò, lo ricordo chiaramente, proprio davanti alla Chiesa di San Guglielmo Abate e davanti, dietro, ovunque, vedevo solo prati e anziani in bicicletta.
Un posto fatato, per me. Ci tornai spesso, ancora bambino, con mio padre e mio fratello, in bicicletta, per bere birra e gazzosa, nella giornata domenicale fuoriporta ascoltando gli aneddoti mirabolanti del "gris".
Ed è anche, e soprattutto, per questo che sono più di 30 anni che vado regolarmente a mangiare la carne alla brace al ristorante un tempo "dei cacciatori", oggi Ostu Dal Maslè. Ricordo la storica "signora" bionda, ahimè scomparsa da diversi anni seppur ancora giovane, che si prendeva cura di me, quando ventenne, ciucco perso, mi vedeva non star troppo bene...e non a caso, a Natale, si tornava, con Wolf, a farle un regalo per ringraziarla, prima di chiederle, dopo ogni cena: "e l'amaro della casa?" e lei tirava fuori un pintone ed elargiva un amaro autenticamente fatto in casa che sigillava la fine della serata prima del ritorno a piedi, in bici o in macchina.
In bici una volta, sempre io e Wolf, tornammo tagliando dai campi innevati, non si sa come, anche saltando i fossi.
Ovviamente oggi è tutto cambiato, in particolare quando torno e vedo i capannoni che hanno contaminato il panorama, però quando esco dal locale, ebbro, mi pare tutto esattamente come 43-44 anni fa o giù di lì.
Potenza del barbera e di sinapsi inguaribilmente romantiche.

Illustrazione:
Cascina ai Mezzi Po
di Alessandro #umoret
Dal libro "In riva al fiume - cronache delle genti di Po" di marco #volpatto #settimotorinese #Seto

mercoledì, marzo 15, 2023

L'era del testimone di Annette Wieviorka

Fonte inesauribile di rimandi bibliografici e non solo (Film, Articoli, Convegni, internet). E' un libro che, per il tema trattato, permette di avere infiniti riferimenti, merita le "cinque stelle". Lacuna incredibile che non ci sia alla fine del testo la bibliografia
(ma solo note in fondo alle diverse pagine)...vi ho ovviato io:

BIBLIOGRAFIA

presente nel libro di Annette Wieviorka, L'era del testimone,

Raffaello Cortina Editore, Milano 1999

(preso in prestito in biblioteca nel marzo del 2023)

1. S.Doubnov, Histoire moderne du peuple juif, Le Cerf, Paris 1994

2. E.Bergman, Utilization and Unexploited Archival Sources on the Shoah in Poland,

relazione al Convegno "Les archives de la Shoah" organizzato dal CDJC a Parigi nel dicembre 1996

Ora in AAVV, Les archives de la Shoah, L'Harmattan, Paris 1998

3. L.S.Dawidowicz, From that Place and Time. A memoir 1938-1947, Norton & Company, New York-London 1989

4. R.Hilberg, Writing and the Holocaust, Holmes & Meier, New York-London 1998

5. M.Bloch, La guerra e le false notizie, Donzelli, Roma 1994

6. L.S.Dawidowicz, The Holocaust and the Historians, Harvard University Press, Cambridge-London 1981

7. A.Wieviorka, Déportation et génocide. Entre la mémoire et l'oubli, Plon, Paris 1992

8. E.Ringelblum, Sepolti a Varsavia. Appunti del ghetto, Il Saggiatore, Milano 1962 (in mio possesso)

9. H.Himmler, Himmler Reden. 1933-1945, tr. fr. Discours secrets, Gallimard, Paris 1978

10. Tom Segev, Le Septième Million. Les Israélien set le génocide, Paris 1993 (è stato poi tradotto in italiano ed è in mio possesso)

11. A.Donat, The Holocaust Kingdom, 1978

12. R.Ertel, Dans la langue de personne. Poésie yiddish de l'anéantissement, Seuil, Paris 1993

13. R.Marienstras, Etre un peuple en diaspora, Maspero, Paris 1975

14. The Diaspora Research Institute, GalEd on the History of the Jews in Poland, Tel Aviv University 1997 (8 voll. in 6 tomi)

15. M.Borwictz, Ecrits des condamnés à mort sous l'occupation nazie, Gallimard, Paris 1973

16. L.Dobroszycki, The Chronicle of the Lodz Ghetto, 1941-1944, Yale University Press, New Haven-London 1984

17. J.Becker, Jakob il bugiardo, Feltrinelli, Milano 1976

18. S.Guterman, Le livre retrouvé, a cura di Nicole Lapierre, Paris 1991

19. A.Czerniakow, Diario (1939-1942): il dramma del ghetto di Varsavia, Città Nuova Editrice, Roma 1989

20. Calel Perechodnik, Sono un assassino? Autodifesa di un poliziotto ebreo, Feltrinelli, Milano 1996 (in mio possesso)

21. P.Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986 (in mio possesso)

22. M.Cling e Y.Thanassekos, Ces visages qui nous parlent (atti dell'incontro internazionale sulla testimonianza dei sopravvissuti

dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, Fondation Auschwitz e Fondation pour la Mémoire de la Déportation),

Bruxelles-Paris 1995

23. C.Lanzmann, Shoah, Rizzoli, Milano 1987 (libro e film di 9 ore che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti) (in mio possesso)

24. R.Hilberg, La politique de la mémoire, Gallimard, Paris 1996

25. R.Marienstras, Diaporiques, n.1, primo trimestre del 1997

26. Chim A.Kaplan, Chronique d'une agonie. Journal du ghetto de Varsovie, scoperto e presentato da A.I.Katsch, prefazione di J.Bloch-Michel, Calmann-Levy, Paris 1966

27. A.Levwin, Una coppia di lacrime: diario dal ghetto di Varsdavia, Il Saggiatore, Nilano 1993

28. M.Berg, Il ghetto di Varsavia: diario (1939-1944), Einaudi, Torino 1991 (in mio possesso)

29. J.Korczak, Diario del ghetto, Luni Editore, Milano 1997 (in mio possesso)

30. B. Mark, Des voix dans la nuit: la Résistancve juivre à Auschwitz-Birkenau, Plon, Paris 1982

31. A.Cytryn, Récits du ghetto de Lodz, prefazione di Luba Jurgenson, Albin Michel, Paris 1955

32. A.Wieviorka e I.Niborski, Les livres du souvenir. Mémoriaux juifs de Pologne, Gallimard, Paris 1983

33. J.Hersey, Il muro di Varsavia, Mondadori, Milano 1961 2 volumi (in mio possesso)

34. E.Morin, L'uomo e la morte, Newton Compton, Roma 1980

35. A.Finkielkraut, L'ebreo immaginario, Marietti, Genova 1990

36. H.Raczymow, Contes d'exil et d'oubli, Gallimard, Paris 1979

37. AAVV, Mille ans de cultures ashkénazes, Paris 1994

38. N.Lapierre, La silence de la mémoire. A la recherche des Juifs de Plock, Paris 1989

39. I.Ehrenbourg e V.Grossman, Le livre noir, Solin-Actes-Sud 1995

40. A.Sutzkever, Où gitent les étoiles, Seuil, Paris 1988

41. A.Sutzkever, Mon témoignage au procés de Nuremberg tr. fr di G.Rozier in Europe, n. speciale, "Les écrivains et la guerre", agosto-settembre 1995

42. X.Léon-Dufour, Dictionnaire du Nouveau Testament, Seuil, Paris 1996

43. R.Ertel, Ecrit en yiddish in Michale de Saint-Chéron, Autour d'Elie Wiesel, Odile Jacob, Paris 1996

44. N.Seidman, Elie Wiesel and the Scandal of Jewish Rage, in Jewish Social Studies, vol.3, n.1 autunno 1996

45. I.Turkow, C'etait ainsi, 1939-1943. La vie dans le ghetto de Varsovie, tr. fr. dallo yiddish di M.Pfeffer, Austral, Paris 1995

46. Elie Wiesel, La notte, tr. it La Giuntina, Firenze 1980 (in mio possesso)

47. A.Prost, Douze Lecons sur l'histoire, Seuil, Paris 1996

48. A.Neher, Il silenzio e l'essere: Elie Wiesel, tr. it in L'esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, Marietti, Casale Monferrato 1983

49. M.Cohen, Elie Wiesel: variations sur le silence, La Rochelle 1988

50. E.Wiesel, Tutti i fiumi portano al mare, Bompiani, Milano 1996

51. E.S.Fine, Legacy of Night, State University of New York Press, Albany 1982

52. D.G.Roskies, Against the Apocalypse. Responses to Catastrophe in Modern Jewish Culture, Harvard University Press, Cambridge(Mass.)-London 1984

53. M.Anissimov, Primo Levi ou la tragédie d'un optimiste, Lattès, Paris 1996

54. R.G.Saidel, Never too Late to Remember. The Politics Behind New York City's Holocaust Museum, Holmes & Meir, New York-London 1996

55. AAVV Les Juifs entree la mémoire et l'oubli, a cura di Foulek Ringelheim, Revue de l'Université de Bruxelles, 1987

56. R.Moses Shapiro articolo, "Jacob Shatzky, Historian of Warshaw Jewry", in Polin, vol. 3, Oxford 1988

57. A.Rudnicki, Cronache del ghetto, Silva Editore, Milano 1961

58. J.M.Rymkiewicz, Umschlagplatz. La dernière gare, Laffont, Paris 1990

59. J.Moriset e H.Muller, Allemagne-France. Lieux et mémoire d'une histoire commune, Paris 1995

60. A.Wieviorka, Le procès Eichmann, Editions Complexe, Bruxelles 1989

61. A.Eban, Mon pays. L'épopée de l'Israel moderne, Buchet Chastel, Paris 1975

62. F.Ouzan, Ces Juifs dont l'Amérique ne voulait pas. 1945-1950, Editions Complexe, Bruxelles 1995

63. S.Barcellini e A.Wieviorka, Passant, souvenins-toi! Lieux de souvenir de la Seconde Guerre mondiale en France, Plon, Paris 1995

64. A.Prost, Les Anciens combattants et la société francaise. 1914-1939, Presse de la fondation des sciences politiques, Paris 1977, Vol I, Histoire

65. D.I.Bark e D.R.Gress, Histoire de l'Allemagne depuis 1945, Laffont, Paris 1992

66. C.Browning, Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione finale in Polonia, Einaudi, Torino 1995 (in mio possesso)

67. G.Hausner, Justice à Jerusalem. Eichmann devant ses juges, Flammarion, Paris 1966

68. A.Wieviorka, Le Procès de Nuremberg, Ouset-France-Mémorial, Rennes 1995

69. D.Lazard, Le Procès de Nuremberg. Récit d'un témoin, Editions de la Nouvelle Presse, Paris 1947

70. G.Hartman, Le monde Juif. Revue d'histoire de la Shoah, gennaio-aprile 1994

71. W.Helmreich, Against All Odds: Holocaust Survivors and the Successful Lives They Made in America, Simon & Schuster, New York 1992

72. A.Rosenfeld, Thinking about the Holocaust after half a Century, Indiana University Press, Bloomington e Indianapolis 1997

73. P.Levi, Le devoir de mémoire, intervista con Anna Bravo e Federico Cereja, Mille et une Nuits, Paris 1995

74. L.Alcan, Le temps écaertelé, Saint-Jean-de-Maurienne 1980

75. L.Douglas, The Holocaust on Trail, manoscritto inedito

76. H.Gouri, La Cage de verre, Albin Michel, Paris 1964

77. L.Poliakov, Le procès de Jérusalem, jugements, documents, Editions du Centre, Paris 1963

78. L.G.Wells, Perchè la terra ricordi, Rizzoli, Milano 1964

79. G.Wellers, De Draney à Auschwitz, Editions du Centre, Paris 1964

80. J.-M.Frodon, L'expert. Film-enquete sur la visibilité du mal, Le Monde, 24 settembre 1997

81. H.Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1992 (in mio possesso)

82. S.Friedlander, La Germania nazista e gli ebrei, Garzanti, Milano 1992 (in mio possesso)

83. L.Poliakov, L'envers du destin. Entretiens avec Georges Elia Sarfati, Editions de Fallois, Paris 1989

84. D.J.Goldhagen I volenterosi carnefici di Hitler, Mondadori, Milano 1997 (in mio possesso)

85. H.Raczymow, Un cri sans voix, Gallimard, Paris 1985 (romanzo)

86. R.Hilberg, "Le phénoméne Golhagen, in Les Temps modernes n. 529, Febbraio-marzo 1997

87. JF. Gaussen, Le gout pour les récits de la vie, Le monde, 14.02.82

88. I.Avisar, Screaning the Holocaust. Cinema's Images of the Unimaginable, Indiana University Press, Bloomington e Indianapolis 1988

89. E.Wiesel, ...e il mare non si riempie mai, Bompiani, Milano 1998

90. H.Rousso, Le Syndrome de Vichy de 1944 à nous jours, Seuil, Paris 1990

91. J.Walter, Chier international sur le témognage audiovisuel, Bruxelles 1998

92. J.-M.Chaumont, La concurrence des victimes. Génocide, identité, reconnaisance, Editions La Deécouverte, Paris 1997

93. R.Aron, De Gaulle, Israel et les Juifs, Plon, Paris 1968

94. Tavola rotonda, Les Juifs de France ont-ils changé?, Esprit, aprile 1968 (presenti J-M.Domenach, R.Marienstras, P.Vidal-Naquet, P.Thibaud e A.Derczansky)

95. J.Rudof, Ces visages qui nous parlent, Bruxelles-Paris, Foundatione Auschwitz e Foundation pour la mémoire de la déportation, 1995

96. A.Cojean, Les voix de l'indicibile, Le Monde, 25.04.95

97. G.Hartman, The longest shadow: in the aftermath of the Holocaust, Indiana University Press, Bllomington e Indianapolis 1996

98. J.Walter, Les archives de l'Histoire audiovisuelledes survivants de la Shoah, testo inedito

99. Sito internet www.vhf.org

100. P.Lejeune (a cura di), "Cher Cahiers..." Témoignages sur le journal personnel, Gallimard, Paris 1989

101. B.Bettelheim, Sopravvivere, Feltrinelli, Milano 1991

102. Convegno di Orléans, Témognages, savoirs, traces, Presses universitaires de Vincennes 1999

103. R.Antelme, Témoignage du camp et poésie, in Le Patriote résistant, n. 23, 15.05.48

104. P.Lejeune, Pour l'autobiographie. Chroniques, Seuil, Paris 1998

105. Ecrire l'histoire du temps présent. En hommage à Francois Bédarida, CNRS éditiones, Paris 1993

106. M.Levy, La vie et le moi, Phoebus Libretto, Paris 1998

107. R.Kluger, Vivere ancora, Einaudi, Torino 1995

108. D.Mehl, La télevision de l'intimité, Seuil, Paris 1996

109. P.Lejeune, Il patto autobiografico, Il Mulino, Bologna 1986

110. E.Conan, Le Procès Papon. Un journal d'audience, Gallimard, Paris 1998

111. S.Chalandon e P.Nivelle, Crimes contre l'humanité. Barbie, Touvier, Bousquet et Papon, prefazione di R,Badinter, Plon, Paris 1998

112. B.Poirot-Delpech, Papon; un crime de bureau, Stock, Paris 1998

113. B.Burko-Faleman, L'enfant caché, Seuil, Paris 1997

114. G.Grass, Il tamburo di latta, Feltrinelli, Milano 1974 (in mio possesso)

115. W.Benjamin, il narratore (1936) in Angelus Novus, Einaudi, Torino 1981

116. Y.A.Yerushalmi, Zakhor, Pratiche, Parma 1983

117. P.Vidal-Naquet in AAVV, Au sujet de Shoah, Belin, Paris 1990 e anche in AAVV, Questions au judaisme, a cura di E.Weber, Desclée de Brouwer, Paris 1996

118. H.Weinrich, Lete. Arte e critica dell'oblio, Il Mulino, Bologna 1999

119. R.Dulong, Le témoin oculaire, EHSS, Paris 1998

120. R.Hilberg, La distruzione degli ebrei d'Europa, Einaudi, Torino 1999 (in mio possesso)

121. H.Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di comunità, Milano 1996

122. J.-L.Lyotard, Discussion, ou: phraser "après Auschwitz in AAVV Les fins de l'homme, Galilée, Paris 1981; Il dissidio, Feltrinelli, Milano 1994; Sopravvissuto in Letture d'infanzia, Anabasi, Milano 1993

123. E.Lévinas, Lecon talmudique. Au-delà du souvenir, in AAVV Mémoire et histoire, Paris 1986

124. AAVV, War and Remembrance in the Twentieth Century, Cambridge University Press 1998

- Fondazione Spielberg: https://sfi.usc.edu/
- https://fortunoff.library.yale.edu/

lunedì, febbraio 20, 2023

AGGANCIA LA FUNE DI VINCOLO

Quel giorno dovevo andare in chiesa per fare catechismo, "al posto" di mia figlia.
Nell'attesa ho telefonato ai "grigi" e ha risposto mia madre.
Ho poi parlato anche con mio padre e, come direbbe mia mamma, "l'ho trovato un po' giù".
La cosa, quando capita, mi fa sempre soffrire molto.

La notte successiva ho fatto un sogno bellissimo, eravamo in una Roma splendida e luminosa, non so perché proprio lì, ed ero con mio padre; Papà era com'è oggi, fisicamente, intendo, con tutti i suoi anni, ma il suo spirito era, invece, quello di trent'anni fa o giù di lì. Era il mio Papà invincibile che ci raccontava le cose, gli aneddoti, che invariabilmente erano sempre accadute vent'anni prima, quando di anni ne aveva poco meno di trenta.

Lo ricordo, per esempio, fiero della sua esperienza nei paracadutisti di cui spesso cantava le canzoni che anch'io ho presto imparato a memoria. Mio padre era, ed è, originale, molto divertente, ma anche serissimo, stimato, preciso sul lavoro ma sempre pronto alla battuta, allo scherzo, in una parola molto "simpatico" e ne ho avuto conferma nel recente viaggio a Latina, la città di mia madre, dove tutti lo ricordavano come lo ricordo io: un meraviglioso ciclone di battute, racconti, scherzi, dalla personalità debordante, travolgente, amato da tutti, anche nei suoi eccessi. Forse, ma l’ho capito solo oggi, anche per nascondere una malinconia di fondo che adesso, tende ad affiorare, ad essere più visibile.

Anni fa una pubblicità in TV di un qualche liquore statunitense, se non erro, in uno splendido bianconero, raccontava proprio il rapporto tra genitore e figlio, sottolineando che, una volta maturo, il figlio si scopre essere la copia del padre.

Non sta a me dire se sono simpatico e divertente anch'io, come lui, ma sicuramente amo scherzare su tutto, da sempre, e recentemente, sul lavoro, mi sono riscoperto uguale uguale a mio padre, avendo ricevuto attestati di stima e interpretando il lavoro come faceva lui, con dedizione, serietà, passione e grande impegno.

Tendo ad essere sempre molto critico, diventando, come dice mia moglie, "noioso", e critico lo sono sempre stato in primis con me stesso...
ma alla fine, anche se alla fine non sono e credo di esserci ancora abbastanza lontano, devo dire che dell'inprinting familiare ricevuto sono soddisfatto, anche perché, a mia volta, lo vedo nei miei meravigliosi figli.

La mamma è la mamma, manco si discute, ma per un figlio maschio il padre, anche se a volte può non esserci o può fare qualche errore, mentre la madre c'è sempre e, almeno nel mio caso, non sbaglia mai, è una figura chiave, insostituibile, il mio punto di equilibrio, sempre, non solo da bambino.



Quindi, grazie Papà!...e prendile 'ste cavolo di gocce.

mercoledì, febbraio 15, 2023

Perchè tifo "Turin"

Tifo "Turin" perchè da sempre l'hai tifà

per la squadra ca pòrta 'l nòm dla mia sità.

Perchè 'l color dla soa bela bandiera 

a respecia na passion fòrta e sincera:

Ross come 'l sangh, come 'l feu come 'l vin:

eccò perchè, cari amis, tifo "Turin".

Perchè a pòrta stampa sel sò scuèt

un-adle bestie pi bele: en torèt

En torèt ca raspa comn 'l pe la sabbia

e da le soe naris a sbufa tanta rabbia.

Rabbia 'd bataia contra ij "Matadòr"

ca son fòrse pi fòrt, ma genà dal "Tor".

Tocà sovens da tanti, tròpi colp de spà,

a l'è sempre arpiasse, a 'è sempre arpiasse, a l'è mai crolà.

Le £"Banderillas" dla sfortun-a pi sfacià

a l'han ferilo, si amis, ma mai massà.

La spa caj farà pieghè ij ginoj l'è 'n cor nen nà,

a son ancora fòrt ij sòj crij, le soe cornà.

E adess pi che mai continoa a marcè drit,

onest, coragioss e 'n sima a tutt: Polit.

Mister, gieufìgador: ment e brass del nòstr Torèt

regalene prest se i peudi: na copa, ne scudèt.

Noi dal bòrd del camp sempre pront a criè

con tanta passion sportiva: Toro Olè.

Perchè mi cherdo 'n Ti; perchè 't veui bin

per tut l'òn chi l'hai dit: Mi tifo "Turin".

(ritaglio di giornale trovato in un libro sul Torino in un mercatino dell'usato)

giovedì, febbraio 02, 2023

"Un vero classico" di Massimo Gramellini

Poche notizie mi rendono pessimista sul futuro come la caduta inarrestabile delle iscrizioni al liceo classico: il prossimo anno lo frequenterà appena il 5,8% degli alunni di terza media che proseguiranno gli studi. Il classico non è nello spirito del tempo, secondo cui la scuola serve solo a trovare lavoro. E poiché si pensa che il mondo di domani avrà più bisogno di tecnici che di umanisti, studiare l’Iliade sembra a molti una perdita di tempo. Avrei parecchio da obiettare su questo punto (fior di economisti e ingegneri provengono dal classico), ma prendiamolo per buono. Però non fin dall’adolescenza, dai.

A quattordici anni nessuno sa ancora chi è: invece di restringergli il campo, bisogna allargarglielo a dismisura. Tutte le passioni della mia vita le ho assaggiate a quell’età, comprese la musica e lo sport, di cui leggevo le cronache sotto il banco durante le lezioni più noiose. Ma erano le cronache di Gianni Brera, uno che sapeva coniugare il racconto della partita con l’epica di Omero. È vero, il classico non ti spiega «come» funziona il mondo, ma in compenso ti abitua a chiederti «perché». A capire le cause delle cose, a snasare il conformismo degli anticonformisti, ad addestrare i sensi e la mente per riuscire a cogliere la bellezza in un tramonto o anche solo in una vetrina. Il classico è come la cyclette: mentre ci stai sopra, fai fatica e ti sembra che non porti da nessuna parte. Ma quando scendi, scopri che ti ha fornito i muscoli per andare dappertutto.

✏️ Massimo Gramellini 

lunedì, gennaio 30, 2023

Effetto Dunning-Kruger

Ipotizzo che Vanja soffra di questo disturbo cognitivo. 
Ossia è troppo scarso per comprendere di essere scarso ed infatti chiede che gli sia aumentato lo stipendio.
Certo il nostro non è aiutato dai leccaculo prezzolati del Presiniente che, a mezzo stampa, tende a fargli credere di essere un fenomeno.
Conto, a questo punto, nell'avarizia di Braccino, per non vederlo più indossare la nostra maglia.
Sarebbe un 25 aprile.

domenica, luglio 17, 2022

Idem

"Non voglio tacere il fatto che quelle scritte alpestri mi allargarono le ali del cuore. Mi chinai a ripulirle con un sasso aguzzo, pensando nel frattempo a quale mano antica, e sotto gli occhi di chissà quale perito o giurato, avesse inciso quella data, quella sigla e quel confine. Rimasi genuflesso a guardare quella scritta con l'interiore eccitazione che viene a strabiliarmi ogniqualvolta, per tramite di una traccia provata, veritiera, scopro di trovarmi nel medesimo e preciso luogo in cui si è trovato qualcun altro secoli prima, come se l'ombra di quel qualcuno fosse un vapore non del tutto esalato e fosse perciò, a suo modo, una presenza tangibile."


Il Duca, pagina 41

martedì, maggio 17, 2022

Quinto libro di Ugo Revello

 E' uscito oggi, 17 maggio 2022, "Doi povron bagnà 'nt l'euli" (come gli altri, sempre edito da Priuli & Verlucca) il quinto libro del grande Ugo Revello su storia e tradizioni del Piemonte.

1) A va bin parei. Detti che fra un po' non saranno più detti (2018)

2) Suma bin ciapà. Altri detti che fra un po' non saranno più detti (2019)

3) Speruma bin. Ancora altri detti che fra un po’ non saranno più detti (2020)

4) Balengo! Imprecazioni, qualche parolaccia, contumelie, epiteti che fra un po’ non saranno più detti (2021)


mercoledì, marzo 30, 2022

Giulio Bedeschi "Collana C'ero anch'io" - 6620

Partendo da un fortunato ed economico acquisto del blocco di 4 titoli, mi sono incaponito e sto aspettando che mi arrivino gli altri tomi acquistati online.
Ho 6620 pagine di memorialistica della seconda guerra mondiale da leggere. Sono felice.

Giulio Bedeschi
Collana "C'ero anch'io"
Ugo Mursia editore

1. Nikolajewka: c'ero anch'io, Milano, Mursia, 1972. ISBN 978-88-425-3394-8
680 pagine
2. Fronte greco-albanese: c'ero anch'io, Milano, Mursia, 1977
684 pagine
3. Fronte d'Africa: c'ero anch'io, Milano, Mursia, 1979
704 pagine
4. Fronte russo: c'ero anch'io vol. I, Milano, Mursia, 1982, ISBN 88-425-1758-5
600 pagine
5. Fronte russo: c'ero anch'io vol. II, Milano, Mursia, 1982, ISBN 978-88-425-3405-1
800 pagine
6. Fronte jugoslavo-balcanico: c'ero anch'io, Milano, Mursia, 1985
792 pagine
7. Fronte italiano: c'ero anch'io. La popolazione in guerra, Milano, Mursia, 1987, ISBN 978-88-425-1119-9.
NOTA: indicato come Volume 1, il volume 2 non è mai uscito. 720 pagine
8. Prigionia: c'ero anch'io, Milano, Mursia vol. I
584 pagine
9. Prigionia: c'ero anch'io, Milano, Mursia vol. II
480 pagine
10. Prigionia: c'ero anch'io, Milano, Mursia vol. III
 576 pagine

giovedì, dicembre 09, 2021

La gioia fa parecchio rumore

Il libro di Bonvissuto, diciamocelo, non è un capolavoro, a volte risulta un po' attorcigliato su se stesso e un po' paraculo. Ma contiene delle chicche, come questa:
"Barabba dimostrò un'impressionante familiarità con le cose umane. Mi disse che, per come eravamo fatti noi, i miei parenti avevano ragione. Un padre può sopportare qualunque divergenza con un figlio, anche che sia una guardia se lui è un ladro, o il contrario. O che sia un drogato, o che faccia il prete. E pure che abbia idee diverse in politica, o diverse attitudini sessuali ma avere un figlio di un'altra squadra per un padre dei nostri sarebbe stato davvero troppo. E anzi, se davvero volevo mortificare un padre e profanare il suo ruolo, allora non avrei dovuto fare altro che diventare di un'altra squadra rispetto alla sua. Fu definitivo, perfetto. Mi chiese come avrei reagito se un giorno fosse successo a me, se avessi avuto io un figlio di un'altra squadra: - Pè ccapí abbasta mettese ar posto dell'antri -. Barabba aveva ragione, si vedeva che con le sue parole aveva curato molte persone."
Notevole anche questa perla:
"Er cazzo 'nvo penzíeri"

giovedì, ottobre 07, 2021

Sempre di corsa...ma perchè?

E' vero, gli anziani diventano, o meglio tornano, un po' bambini e questa mattina ne ho avuto riscontro.

Ho accompagnato i miei genitori all'INPS perché è vero che SPID diventa fondamentale ma in Italia c'è sempre la "deroga" che in questo caso si chiama "delega". Così sarò io a gestire i loro "profili" in rete, cioè come prima dello SPID.
Poco male, ho passato del tempo con loro ed è stato piacevole. 
Mio padre, ahimè, l'ho visto affaticato anche solo a percorrere poche decine di metri a piedi, più arzilla mia madre. Come da 30/32 anni a questa parte, io sono sempre di corsa e arrivato presto da loro, dopo il "ciao grigi, tut bin?" di rito mi sono messo a ricontrollare i documenti necessari, aggiornarli sulle incombenze familiari evia di corsa, insieme, verso "Torino Nord" perché c'è l'orario dell'appuntamento da rispettare e il traffico è feroce la mattina.

In realtà poi, all'INPS, la procedura è stata istantanea e si è conclusa positivamente, senza intoppi e nessuna coda allo sportello né in auto. 
Siamo quindi andati a pagare l'assicurazione della loro auto, l'ufficio era dietro l'angolo...pagata la quale ci siamo fermati un attimo, forse erano 10 anni che non lo facevamo, e ci siamo presi un caffè "napoletano", buonissimo, in un bar vicino a piazza Rebaudengo.
Solo in quel momento, paradossalmente, siamo riusciti a stare finalmente tranquilli, "fermi" per un po' e, opportunamente interrogati, sono riusciti a parlare con il pazzo che scrive e, come succede con i miei figli, hanno iniziato effettivamente a "parlare" davvero cioè andando oltre le solite formule di cortesia - chi ci scambiamo da anni - per raccontare il loro "mondo", che io ormai conosco poco. 

Qualche amico purtroppo non c'è più, il ragazzo del mercato che è sempre gentile con loro, come sta mio fratello ecc. 
Anche i miei bambini, spesso, non hanno voglia di raccontare se troppo frettolosamente invitati a farlo. Ma poi, quando il clima diventa più disteso, la sera, diventano loquaci, anche per ritardare il momento di andare a dormire, e finalmente si scopre quello che è accaduto tra i banchi o quali erano i compiti da fare per il giorno dopo...
Si tratta solo di rispettare i loro tempi.

Mio padre si era comunque prima sincerato: "sei di corsa?". 
"No, Papà, pensavo che all'INPS saremmo stati più a lungo, ho tutto il tempo che vuoi". E da quel momento hanno iniziato a raccontarmi tante cose di oggi, di ieri e, parlando dei loro nipoti, anche di domani...era davvero da troppo che non riuscivamo a farlo. 
Esclusivamente per colpa mia.

Sabato, probabilmente, se riuscirò a convincere anche mio padre, più sedentario, andremo a castagne, come 100 anni fa andavamo a "famiole" o in cerca di lumache, se aveva piovuto, di nuovo insieme e sarà una giornata meravigliosa.

martedì, settembre 14, 2021

Sul carro del vincitore

Fuga dal carcere

1944
La liberazione
di Giovanni Roveda

Piccola recensione di un libro che mi è piaciuto, pur senza essere particolarmente notevole.
E' un libricino che si legge velocemente, ben scritto; sono solo 139 pagine ma appunto il libro è stampato su un formato ridotto (Collana Piccola libreria di Neri Pozza), tascabile quindi la lettura è veloce.
L'autore è Gianfranco de Bosio, regista veronese, quasi centenario, partigiano, che ha raccontato la sua esperienza riferita al periodo della resistenza in particolare a Verona.
Nel luglio del 1944, con un colpo di mano (al quale comunque l'autore non prese parte diretta), venne liberato dal Carcere scaligero degli Scalzi il sindacalista Giovanni Roveda, poi sindaco di Torino.

Paradossalmente, la parte finale, quella della liberazione dal carcere m'è parsa quella meno approfondita, tratteggiata con fretta.
Da notare la bella chiusura finale dove, a pagina 133, l'autore, persona dura e schietta, scrive: "L'ipocrisia mi fu lampante già pochi giorni dopo: il 5 maggio furono convocati in Arena tutti i partigiani del Veronese per la consegna delle armi alle nuove autorità. Si presentò una folla esultante con le più strampalate divise e armi di ogni sorta. Ma nei mesi vissuti in clandestinità, nel costante pericolo di essere arrestati, torturati, uccisi, a combattere per la libertà eravamo una manciata di uomini, una minoranza malvista dai più. Poi all'improvviso, appena finita la guerra, in Arena c'erano diecimila persone! Noi pochi veri combattenti per la libertà restammo a bocca aperta, increduli: troppi erano divenuti partigiani entusiasti all'ultimo momento. Preferii allontanarmi, disgustato. Ancora una volta, come alla dichiarazione di guerra, l'opportunismo vigliacco stravinceva.
Quella fu per me una lezione bruciante: da allora la politica non mi ha più attratto, e preferii lasciarla per seguire la mia vera vocazione: il teatro".


Gianfranco De Bosio, Fuga dal carcere, Piccola Biblioteca Neri Pozza 2021

martedì, luglio 27, 2021

Olocausto - Storie di sopravvissuti

 Sitografia tratta dalla graphic novel "Olocausto - Storie di sopravvissuti" (Valentina edizioni 2017)
di Zane Whittingham e Ryan Jones

1. BBC Learning Children of the Holocaust animations
https://www.bbc.co.uk/programmes/p01zx5g7

2.Flette animation
http://fettleanimation.com/

3. Holocaust Survivors Frienship Association
https://www.holocaustlearning.org/

4. 6 Milion Plus
https://www.6millionplus.org/

5. Holocaust Memorial Day Trust
https://www.hmd.org.uk/

6. The National Holocaust Centre and Museum
https://www.holocaust.org.uk/

7. Anne Frank Trust
https://annefrank.org.uk/

8. Imperial War Museum London
https://www.iwm.org.uk/events/the-holocaust-exhibition

9. Yad Vashem
https://www.yadvashem.org/

10. Wiener Library London
https://wienerholocaustlibrary.org/

11. International Tracing Service
https://arolsen-archives.org/

12. USC Shoah Foundation
https://sfi.usc.edu/

13. United States Holocaust Memorial Museum
https://www.ushmm.org/it

14. Auschwitz-Birkenau Memorial and Museum
http://auschwitz.org/en/

(Pagina 96 di "Olocausto - Storie di sopravvissuti" Edizione italiana)

lunedì, luglio 26, 2021

COS'ERA MAI QUESTO TORO?

Quando veniva giù lo striscione, tutti alzavano le mani per facilitarne la discesa.
I fumogeni ti prendevano la gola, ma il cuore ti si gonfiava nel petto per l'orgoglio di far parte di quello spettacolo, che era solo nostro.

Noi ci caricavamo a mille, convinti di poter incidere sulla partita...ed in effetti era proprio così perchè i nostri, in particolare sotto la Maratona, sputavano sangue per essere all'altezza di un amore così grande, così potente e così insensato.

Se portavi un amico, a fine gara diventava dei nostri, impressionato dal nostro tifo.
E poi, nel momento dell'ingresso delle squadre in campo, il boato, a squarciagola, ritmato e ripetuto: Forza Vecchio Cuore Granata!

Eseguito il nostro rito, a quel punto tutto ci sembrava possibile e lo diventava davvero.
Ecco cos'era il Toro...





 

 

 

 

 

 

 

#maratona #FVCG #SFT #Torino #Toro #ultras #granata

lunedì, marzo 01, 2021

UN'AUTOBIOGRAFIA INTELLETTUALE

"Io sono tra coloro che non rimpiangono la giovinezza, perchè oggi mi sento molto più realizzato di un tempo. Ma il pensiero che tutta quell'esperienza andrà perduta nel momento della mia morte, questo sì, è causa di sofferenza. Il pensiero che quelli che verranno dopo di me conosceranno quanto me, e ancora di più, non mi consola. E' come bruciare la Biblioteca di Alessandria o distruggere il Louvre...Rimediamo a questa tristezza scrivendo, dipingendo o costruendo città. Eppure, per tanto che possa trasmettere raccontandomi e raccontando, anche se fossi Platone, Montaigne o Einstein, per tanto che scriva o dica, non potrei mai trasmettere la somma della mia esperienza, ad esempio i miei sentimenti nel vedere un volto amato o una rivelazione avuta guardando un tramonto. Questo è il vero incoveniente della morte, e anche i filosofi devono ammettere che c'è qualcosa di spiacevole nella morte."
Ottobre 2015, Umberto Eco

mercoledì, settembre 16, 2020

Perchè fare l'arbitro di calcio?

 SÌ VIAGGIARE

Arbitrare mi manca come il pane ad un affamato, è noto.
L'altro giorno riflettevo che a mancarmi non é solo la partita, ma anche il viaggio per andare a farla e, soprattutto, quello del ritorno.
Tutto era un po' rituale, in effetti: l'attesa della designazione e poi la preparazione, nei giorni precedenti, del percorso, la "predisposizione" del referto, prima cartaceo e poi, negli ultimi anni, digitale.
Ammetto che il rito lo preferivo gestito in totale solitudine e la presenza di colleghi, per la terna, rendeva lo stesso un po' meno piacevole o meglio diverso.
Amavo il silenzio del viaggio di andata, rigorosamente fatto evitando l'autostrada.
Mi piaceva partire con un anticipo largo, per permettermi di avvicinarmi gradualmente alla gara, concentrandomi. Ricordando, se ce n'erano, i precedenti su quel campo e le caratteristiche stesse dell'impianto per partire con il piccolo vantaggio di conoscere già l'arena, tra virgolette, dello scontro.
Le riflessioni sulle squadre e i giocatori.
Di solito prendevo, prima di arrivare al campo sportivo, un cappuccio e una brioche come pranzo, andando nel bar conosciuto o in uno che mi ispirasse e soprattutto che avesse il giornale, per allentare un po' l'attesa. Bar non sempre facile da trovare nei paesini...e poi la dissimulazione difficilissima, per non essere identificato in anticipo come l'arbitro della partita, un piccolo evento nei piccoli centri piemontesi o valdostani.
Della partita ho parlato spesso.
Quindi la salto per arrivare alla doccia.
Primo vero momento di recupero, più mentale che fisico, dopo quanto accaduto sul terreno di gioco.
Una doccia calda per lavare via il sudore ma anche le "incrostazioni" - i diverbi, gli scontri, le contrapposizioni, le proteste - della gara appena conclusa.
E poi il viaggio di ritorno forse il momento più "autoformativo" della giornata.
A questo pensavo ieri.
E di questo ho parlato oggi ad un corso sull'intelligenza emotiva. In modo pertinente, per altro.
Nel ritorno, indipendentemente dall'esito della prestazione, dalla stanchezza, analizzavo frame per frame ogni momento della gara. Ripensavo a come avevo agito o reagito ad un evento, a cosa avevo detto o taciuto, se ero stato troppo aggressivo o non quanto sarebbe stato necessario in un determinato frangente.
Anche perché qualsiasi partita ha il suo punto di svolta e tu quel momento non lo puoi fallire...puoi fare tutto bene, ma se manchi in quel momento particolare, non avrai portato a casa una gran prestazione, é sicuro.
Una disamina puntuale, tutto in ottica di far meglio nella gara dopo.
La riflessione parodossale che mi veniva da fare ieri è che per nessun'altra mia attività o occupazione ho messo mai tanto impegno, tanta abnegazione...e qui mia moglie assentirebbe.
Ovviamente a lavoro o in amore ho sempre analizzato e "rivisto" situazioni o momenti, in modo critico, ma mai con la stessa metodicità lo stesso approccio analitico e sistematico di quei viaggi, in auto, di ritorno.
Sará che è stata una passione totalizzante e un'esperienza che mi ha dato tantissimo, sarà l'adrenalina, sarà il "palcoscenico" o il gusto della sfida o che a vent'anni (30/40) si é stupidi davvero...quanto darei per rivivere quel fottuto rito, cristo.
Non mi rimane che spiegarlo ai ragazzi che vado a vedere e che paiono sempre un po' increduli quando dico che io di gare non ne ho mai rifiutata una in vita mia e quindi di godersele tutte e non c'é e non ci deve essere esame o morosa che tenga per saltarne una.