lunedì, maggio 08, 2023

Note su Hiroshima - recensione

 Parliamo di un premio Nobel, quindi è abbastanza inutile dire che la scrittura è "preziosa" però...però fino a metà libro ho fatto una gran fatica a procedere. No...abbandonare mai! Con buona pace di Pennac.

Il libro è infatti una raccolta di saggi scritti all'inizio (fino a metà) anni '60 e sconta, ripeto soprattutto nella prima parte, il fatto che il racconto faccia riferimento a polemiche ed eventi, anche molto minuti, accaduti sullo scorcio dei primi anni 60. Il racconto di questi fatti risulta quindi, dopo sessantanni, poco interessante, poco chiaro anche per gli inevitabili riferimenti che un lettore, "occidentale" per di più, fa un po' di fatica a seguire. 

In breve, se il tutto fosse riscritto oggi, verrebbe sintetizzato, credo, in poche pagine. E' interessante invece quando il racconto si sposta sull'esperienza che è poi diventata "universale" dei hibakusha (被爆者) - parola che non riesco a ricordare manco ripetendomela mille volte...e che quindi mi sono andato a cercare -  ossia coloro che alla bomba sono sopravvissuti. Ai giapponesi dire "sopravvissuti" non piaceva, è stata quindi coniata questa; ecco queste pagine diventano, grazie anche alla sapienza dello scrittore, importanti, chiare, illuminanti circa qualcosa che, al pari forse di Auschwitz (non a caso l'autore fa un accostamento al campo di concentramento, peraltro secondo me in modo non felice, un po' frettoloso), la mente umana non può riuscire ad immaginare, o almeno la mia, assai limitata, non riesce.

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