giovedì, dicembre 09, 2021

La gioia fa parecchio rumore

Il libro di Bonvissuto, diciamocelo, non è un capolavoro, a volte risulta un po' attorcigliato su se stesso e un po' paraculo. Ma contiene delle chicche, come questa:
"Barabba dimostrò un'impressionante familiarità con le cose umane. Mi disse che, per come eravamo fatti noi, i miei parenti avevano ragione. Un padre può sopportare qualunque divergenza con un figlio, anche che sia una guardia se lui è un ladro, o il contrario. O che sia un drogato, o che faccia il prete. E pure che abbia idee diverse in politica, o diverse attitudini sessuali ma avere un figlio di un'altra squadra per un padre dei nostri sarebbe stato davvero troppo. E anzi, se davvero volevo mortificare un padre e profanare il suo ruolo, allora non avrei dovuto fare altro che diventare di un'altra squadra rispetto alla sua. Fu definitivo, perfetto. Mi chiese come avrei reagito se un giorno fosse successo a me, se avessi avuto io un figlio di un'altra squadra: - Pè ccapí abbasta mettese ar posto dell'antri -. Barabba aveva ragione, si vedeva che con le sue parole aveva curato molte persone."
Notevole anche questa perla:
"Er cazzo 'nvo penzíeri"

giovedì, ottobre 07, 2021

Sempre di corsa...ma perchè?

E' vero, gli anziani diventano, o meglio tornano, un po' bambini e questa mattina ne ho avuto riscontro.

Ho accompagnato i miei genitori all'INPS perché è vero che SPID diventa fondamentale ma in Italia c'è sempre la "deroga" che in questo caso si chiama "delega". Così sarò io a gestire i loro "profili" in rete, cioè come prima dello SPID.
Poco male, ho passato del tempo con loro ed è stato piacevole. 
Mio padre, ahimè, l'ho visto affaticato anche solo a percorrere poche decine di metri a piedi, più arzilla mia madre. Come da 30/32 anni a questa parte, io sono sempre di corsa e arrivato presto da loro, dopo il "ciao grigi, tut bin?" di rito mi sono messo a ricontrollare i documenti necessari, aggiornarli sulle incombenze familiari evia di corsa, insieme, verso "Torino Nord" perché c'è l'orario dell'appuntamento da rispettare e il traffico è feroce la mattina.

In realtà poi, all'INPS, la procedura è stata istantanea e si è conclusa positivamente, senza intoppi e nessuna coda allo sportello né in auto. 
Siamo quindi andati a pagare l'assicurazione della loro auto, l'ufficio era dietro l'angolo...pagata la quale ci siamo fermati un attimo, forse erano 10 anni che non lo facevamo, e ci siamo presi un caffè "napoletano", buonissimo, in un bar vicino a piazza Rebaudengo.
Solo in quel momento, paradossalmente, siamo riusciti a stare finalmente tranquilli, "fermi" per un po' e, opportunamente interrogati, sono riusciti a parlare con il pazzo che scrive e, come succede con i miei figli, hanno iniziato effettivamente a "parlare" davvero cioè andando oltre le solite formule di cortesia - chi ci scambiamo da anni - per raccontare il loro "mondo", che io ormai conosco poco. 

Qualche amico purtroppo non c'è più, il ragazzo del mercato che è sempre gentile con loro, come sta mio fratello ecc. 
Anche i miei bambini, spesso, non hanno voglia di raccontare se troppo frettolosamente invitati a farlo. Ma poi, quando il clima diventa più disteso, la sera, diventano loquaci, anche per ritardare il momento di andare a dormire, e finalmente si scopre quello che è accaduto tra i banchi o quali erano i compiti da fare per il giorno dopo...
Si tratta solo di rispettare i loro tempi.

Mio padre si era comunque prima sincerato: "sei di corsa?". 
"No, Papà, pensavo che all'INPS saremmo stati più a lungo, ho tutto il tempo che vuoi". E da quel momento hanno iniziato a raccontarmi tante cose di oggi, di ieri e, parlando dei loro nipoti, anche di domani...era davvero da troppo che non riuscivamo a farlo. 
Esclusivamente per colpa mia.

Sabato, probabilmente, se riuscirò a convincere anche mio padre, più sedentario, andremo a castagne, come 100 anni fa andavamo a "famiole" o in cerca di lumache, se aveva piovuto, di nuovo insieme e sarà una giornata meravigliosa.

martedì, settembre 14, 2021

Sul carro del vincitore

Fuga dal carcere

1944
La liberazione
di Giovanni Roveda

Piccola recensione di un libro che mi è piaciuto, pur senza essere particolarmente notevole.
E' un libricino che si legge velocemente, ben scritto; sono solo 139 pagine ma appunto il libro è stampato su un formato ridotto (Collana Piccola libreria di Neri Pozza), tascabile quindi la lettura è veloce.
L'autore è Gianfranco de Bosio, regista veronese, quasi centenario, partigiano, che ha raccontato la sua esperienza riferita al periodo della resistenza in particolare a Verona.
Nel luglio del 1944, con un colpo di mano (al quale comunque l'autore non prese parte diretta), venne liberato dal Carcere scaligero degli Scalzi il sindacalista Giovanni Roveda, poi sindaco di Torino.

Paradossalmente, la parte finale, quella della liberazione dal carcere m'è parsa quella meno approfondita, tratteggiata con fretta.
Da notare la bella chiusura finale dove, a pagina 133, l'autore, persona dura e schietta, scrive: "L'ipocrisia mi fu lampante già pochi giorni dopo: il 5 maggio furono convocati in Arena tutti i partigiani del Veronese per la consegna delle armi alle nuove autorità. Si presentò una folla esultante con le più strampalate divise e armi di ogni sorta. Ma nei mesi vissuti in clandestinità, nel costante pericolo di essere arrestati, torturati, uccisi, a combattere per la libertà eravamo una manciata di uomini, una minoranza malvista dai più. Poi all'improvviso, appena finita la guerra, in Arena c'erano diecimila persone! Noi pochi veri combattenti per la libertà restammo a bocca aperta, increduli: troppi erano divenuti partigiani entusiasti all'ultimo momento. Preferii allontanarmi, disgustato. Ancora una volta, come alla dichiarazione di guerra, l'opportunismo vigliacco stravinceva.
Quella fu per me una lezione bruciante: da allora la politica non mi ha più attratto, e preferii lasciarla per seguire la mia vera vocazione: il teatro".


Gianfranco De Bosio, Fuga dal carcere, Piccola Biblioteca Neri Pozza 2021

martedì, luglio 27, 2021

Olocausto - Storie di sopravvissuti

 Sitografia tratta dalla graphic novel "Olocausto - Storie di sopravvissuti" (Valentina edizioni 2017)
di Zane Whittingham e Ryan Jones

1. BBC Learning Children of the Holocaust animations
https://www.bbc.co.uk/programmes/p01zx5g7

2.Flette animation
http://fettleanimation.com/

3. Holocaust Survivors Frienship Association
https://www.holocaustlearning.org/

4. 6 Milion Plus
https://www.6millionplus.org/

5. Holocaust Memorial Day Trust
https://www.hmd.org.uk/

6. The National Holocaust Centre and Museum
https://www.holocaust.org.uk/

7. Anne Frank Trust
https://annefrank.org.uk/

8. Imperial War Museum London
https://www.iwm.org.uk/events/the-holocaust-exhibition

9. Yad Vashem
https://www.yadvashem.org/

10. Wiener Library London
https://wienerholocaustlibrary.org/

11. International Tracing Service
https://arolsen-archives.org/

12. USC Shoah Foundation
https://sfi.usc.edu/

13. United States Holocaust Memorial Museum
https://www.ushmm.org/it

14. Auschwitz-Birkenau Memorial and Museum
http://auschwitz.org/en/

(Pagina 96 di "Olocausto - Storie di sopravvissuti" Edizione italiana)

lunedì, luglio 26, 2021

COS'ERA MAI QUESTO TORO?

Quando veniva giù lo striscione, tutti alzavano le mani per facilitarne la discesa.
I fumogeni ti prendevano la gola, ma il cuore ti si gonfiava nel petto per l'orgoglio di far parte di quello spettacolo, che era solo nostro.

Noi ci caricavamo a mille, convinti di poter incidere sulla partita...ed in effetti era proprio così perchè i nostri, in particolare sotto la Maratona, sputavano sangue per essere all'altezza di un amore così grande, così potente e così insensato.

Se portavi un amico, a fine gara diventava dei nostri, impressionato dal nostro tifo.
E poi, nel momento dell'ingresso delle squadre in campo, il boato, a squarciagola, ritmato e ripetuto: Forza Vecchio Cuore Granata!

Eseguito il nostro rito, a quel punto tutto ci sembrava possibile e lo diventava davvero.
Ecco cos'era il Toro...





 

 

 

 

 

 

 

#maratona #FVCG #SFT #Torino #Toro #ultras #granata

lunedì, marzo 01, 2021

UN'AUTOBIOGRAFIA INTELLETTUALE

"Io sono tra coloro che non rimpiangono la giovinezza, perchè oggi mi sento molto più realizzato di un tempo. Ma il pensiero che tutta quell'esperienza andrà perduta nel momento della mia morte, questo sì, è causa di sofferenza. Il pensiero che quelli che verranno dopo di me conosceranno quanto me, e ancora di più, non mi consola. E' come bruciare la Biblioteca di Alessandria o distruggere il Louvre...Rimediamo a questa tristezza scrivendo, dipingendo o costruendo città. Eppure, per tanto che possa trasmettere raccontandomi e raccontando, anche se fossi Platone, Montaigne o Einstein, per tanto che scriva o dica, non potrei mai trasmettere la somma della mia esperienza, ad esempio i miei sentimenti nel vedere un volto amato o una rivelazione avuta guardando un tramonto. Questo è il vero incoveniente della morte, e anche i filosofi devono ammettere che c'è qualcosa di spiacevole nella morte."
Ottobre 2015, Umberto Eco