giovedì, settembre 19, 2024

Incipit di "Storia di mia vita", Janek Gorzyca

 Questo sarà un breve racconto di mia esperienza sulla vita per strada. Tutto comincia nel 1998 di ottobre, io sto in una stanza a Campo dei fiori, contratto di lavoro scaduto, permesso di soggiorno uguale, ho un milione e mezzo di lire in tasca, e penso come riprendere tutto, ma non è facile.

Ad ognuno la sua vittoria, Limonov

Ieri Cineforum all'Eliseo con Oleg, di scena "Limonov" di Kirill Serebrennikov, 138 minuti di Eduard Veniaminovich Savenko (Dzerzhinsk, Nizhny Novgorod, 1943 - Mosca 2020) ben interpretato da Ben Whishaw.
Quando leggo "film visionario" inizio a preoccuparmi.
Come quando un saggio è presentato "come un romanzo" o una ricostruzione di un crimine "sulla falsariga di 'A sangue freddo'".
Il rammarico di non aver ancora letto Limonov di Carrère ieri sera s'è ridestato. Mi dicono (Roberto Cena) essere un bel libro e giudicare il film senza averlo letto mi pare ingeneroso, considerando l'apporto che il testo dà al film e la consulenza di Carrère stesso, che si concede anche un cameo nella pellicola, una vera chicca.
La prima perplessità è il "peso", ossia il tempo dedicato nel film alle diverse fasi della vita di Limonov. A me la parte "sovietica", quella del Limonov ragazzo, interessava moltissimo, e l'ho trovata affascinante, ma era ridotta, troppo veloce; quella newyorkese, molto-troppo jimmorrisoniana, forse più "facile" da rendere cinematograficamente (ma anche facilmente immaginabile quindi..."già vista" mi verrebbe da dire), predominante. Praticamente inesistente quella "francese" e fatta di corsa l'ultima russa, peraltro molto controversa e forse "pericolosa", lo dico con malizia ovviamente, da proporre.
In breve vista la vita pazzesca del protagonista, io l'avrei resa meno "visionaria" e più didascalica, step by step che poi con visionaria secondo me si intende, nel film, la finta morte che segna un passaggio significativo nella vita del protagonista e il dialogo forse immaginario nel bar, sempre a NY, con la sua ex.
Ecco la ex. Qui sta un altro grande problema. O meglio due.
Non possiamo non affrontare l'invadenza delle minne di Viktorija Mirošničenko. E il peso spropositato che hanno nella proposta cinematografica. Paradisiache, a pera ma enormi, materne, spregiudicate, magnificamente ballonzolanti. Una interpretazione, quella delle minne, che mi ha fatto innamorare, ma allo stesso tempo distrarre enormemente, io di questo film ricorderò solo e sempre le tette di Viktorija Mirošničenko. Tette tutt'altro che visionarie, molto concrete e sul grande schermo, vagamente 3D, hanno costituito una esperienza che lascerà il segno nella mia mente.
E nel mio cuore.

PS.: la citazione da non perdere: "I lavoratori sono i cornuti della storia"

giovedì, settembre 05, 2024

Il caso Redureau - Le circostanze attenuanti

Il libretto di André Gide, Il caso Redureau, parla di un ragazzino di quindici anni che uccise, nel 1913, in Francia, un'intera famiglia e la loro domestica, in totale 7 persone, si salvò un piccolino, Pierre Mabit, perché dormiva.
E' un libro che ho ordinato in biblioteca prima delle ferie e che si è dimostrato di incredibile attualità, dopo i fatti di Paderno Dugnano dove un diciassettenne ha ucciso padre, madre e fratellino. 

Il libricino si legge in fretta e una parte la voglio riportare perché mi pare particolarmente interessante e si sofferma su alcuni concetti ancora fondamentali come le "circostanze attenuanti" per il difficile ruolo - che era poi anche uno dei temi cari a Leonardo Sciascia - di chi deve giudicare.

L'avvocato Durand continua: "Il valore morale di una azione è subordinato al grado di libertà di colui che l'ha commessa". E cita questa frase di Villey:"La libertà: ecco la condizione e la giustificazione della responsabilità dell'uomo. E non intendiamo con questo una possibilità fisica di agire in un senso o in un altro; gli animali hanno questa libertà, e non ci si sogna di chiedere conto delle loro azioni. Intendiamo invece la libertà intelligente e ragionata. Ne risulta che due sono le condizioni che stanno alla base dell'imputabilità penale: l'intelligenza, nel senso di ragione morale che fornisce la nozione del bene e del male; e la volontà libera o libertà che permette di scegliere tra il bene e il male". "Senza libertà non c'è responsabilità", dice dal canto suo il professor Saleilles; e precisando cosa bisogna intendere per libertà continua: "La libertà è una condizione, la condizione dell'uomo padrone di se stesso". L'uomo non è responsabile quando è in stato di demenza; gli manca infatti l'intelligenza e la libertà. Non c'è allora né crimine né delitto dice l'articolo 64 del Codice Penale.

Pagine 63-64
Prima edizione Editori Riuniti /Sellerio editore
Maggio 1997

Marcel Redureau fu condannato a 20 anni di reclusione, pena massima per un minorenne
ma morì di tubercolosi, in recluso in colonia penale, nel febbraio del 1916.