giovedì, settembre 05, 2024

Il caso Redureau - Le circostanze attenuanti

Il libretto di André Gide, Il caso Redureau, parla di un ragazzino di quindici anni che uccise, nel 1913, in Francia, un'intera famiglia e la loro domestica, in totale 7 persone, si salvò un piccolino, Pierre Mabit, perché dormiva.
E' un libro che ho ordinato in biblioteca prima delle ferie e che si è dimostrato di incredibile attualità, dopo i fatti di Paderno Dugnano dove un diciassettenne ha ucciso padre, madre e fratellino. 

Il libricino si legge in fretta e una parte la voglio riportare perché mi pare particolarmente interessante e si sofferma su alcuni concetti ancora fondamentali come le "circostanze attenuanti" per il difficile ruolo - che era poi anche uno dei temi cari a Leonardo Sciascia - di chi deve giudicare.

L'avvocato Durand continua: "Il valore morale di una azione è subordinato al grado di libertà di colui che l'ha commessa". E cita questa frase di Villey:"La libertà: ecco la condizione e la giustificazione della responsabilità dell'uomo. E non intendiamo con questo una possibilità fisica di agire in un senso o in un altro; gli animali hanno questa libertà, e non ci si sogna di chiedere conto delle loro azioni. Intendiamo invece la libertà intelligente e ragionata. Ne risulta che due sono le condizioni che stanno alla base dell'imputabilità penale: l'intelligenza, nel senso di ragione morale che fornisce la nozione del bene e del male; e la volontà libera o libertà che permette di scegliere tra il bene e il male". "Senza libertà non c'è responsabilità", dice dal canto suo il professor Saleilles; e precisando cosa bisogna intendere per libertà continua: "La libertà è una condizione, la condizione dell'uomo padrone di se stesso". L'uomo non è responsabile quando è in stato di demenza; gli manca infatti l'intelligenza e la libertà. Non c'è allora né crimine né delitto dice l'articolo 64 del Codice Penale.

Pagine 63-64
Prima edizione Editori Riuniti /Sellerio editore
Maggio 1997

Marcel Redureau fu condannato a 20 anni di reclusione, pena massima per un minorenne
ma morì di tubercolosi, in recluso in colonia penale, nel febbraio del 1916.

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