Ieri Cineforum all'Eliseo con Oleg, di scena "Limonov" di Kirill Serebrennikov, 138 minuti di Eduard Veniaminovich Savenko (Dzerzhinsk, Nizhny Novgorod, 1943 - Mosca 2020) ben interpretato da Ben Whishaw.
Quando leggo "film visionario" inizio a preoccuparmi.
Il rammarico di non aver ancora letto Limonov di Carrère ieri sera s'è ridestato. Mi dicono (Roberto Cena) essere un bel libro e giudicare il film senza averlo letto mi pare ingeneroso, considerando l'apporto che il testo dà al film e la consulenza di Carrère stesso, che si concede anche un cameo nella pellicola, una vera chicca.
La prima perplessità è il "peso", ossia il tempo dedicato nel film alle diverse fasi della vita di Limonov. A me la parte "sovietica", quella del Limonov ragazzo, interessava moltissimo, e l'ho trovata affascinante, ma era ridotta, troppo veloce; quella newyorkese, molto-troppo jimmorrisoniana, forse più "facile" da rendere cinematograficamente (ma anche facilmente immaginabile quindi..."già vista" mi verrebbe da dire), predominante. Praticamente inesistente quella "francese" e fatta di corsa l'ultima russa, peraltro molto controversa e forse "pericolosa", lo dico con malizia ovviamente, da proporre.
In breve vista la vita pazzesca del protagonista, io l'avrei resa meno "visionaria" e più didascalica, step by step che poi con visionaria secondo me si intende, nel film, la finta morte che segna un passaggio significativo nella vita del protagonista e il dialogo forse immaginario nel bar, sempre a NY, con la sua ex.
Ecco la ex. Qui sta un altro grande problema. O meglio due.
Non possiamo non affrontare l'invadenza delle minne di Viktorija Mirošničenko. E il peso spropositato che hanno nella proposta cinematografica. Paradisiache, a pera ma enormi, materne, spregiudicate, magnificamente ballonzolanti. Una interpretazione, quella delle minne, che mi ha fatto innamorare, ma allo stesso tempo distrarre enormemente, io di questo film ricorderò solo e sempre le tette di Viktorija Mirošničenko. Tette tutt'altro che visionarie, molto concrete e sul grande schermo, vagamente 3D, hanno costituito una esperienza che lascerà il segno nella mia mente.
PS.: la citazione da non perdere:
"I lavoratori sono i cornuti della storia"
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