giovedì, settembre 19, 2024

Ad ognuno la sua vittoria, Limonov

Ieri Cineforum all'Eliseo con Oleg, di scena "Limonov" di Kirill Serebrennikov, 138 minuti di Eduard Veniaminovich Savenko (Dzerzhinsk, Nizhny Novgorod, 1943 - Mosca 2020) ben interpretato da Ben Whishaw.
Quando leggo "film visionario" inizio a preoccuparmi.
Come quando un saggio è presentato "come un romanzo" o una ricostruzione di un crimine "sulla falsariga di 'A sangue freddo'".
Il rammarico di non aver ancora letto Limonov di Carrère ieri sera s'è ridestato. Mi dicono (Roberto Cena) essere un bel libro e giudicare il film senza averlo letto mi pare ingeneroso, considerando l'apporto che il testo dà al film e la consulenza di Carrère stesso, che si concede anche un cameo nella pellicola, una vera chicca.
La prima perplessità è il "peso", ossia il tempo dedicato nel film alle diverse fasi della vita di Limonov. A me la parte "sovietica", quella del Limonov ragazzo, interessava moltissimo, e l'ho trovata affascinante, ma era ridotta, troppo veloce; quella newyorkese, molto-troppo jimmorrisoniana, forse più "facile" da rendere cinematograficamente (ma anche facilmente immaginabile quindi..."già vista" mi verrebbe da dire), predominante. Praticamente inesistente quella "francese" e fatta di corsa l'ultima russa, peraltro molto controversa e forse "pericolosa", lo dico con malizia ovviamente, da proporre.
In breve vista la vita pazzesca del protagonista, io l'avrei resa meno "visionaria" e più didascalica, step by step che poi con visionaria secondo me si intende, nel film, la finta morte che segna un passaggio significativo nella vita del protagonista e il dialogo forse immaginario nel bar, sempre a NY, con la sua ex.
Ecco la ex. Qui sta un altro grande problema. O meglio due.
Non possiamo non affrontare l'invadenza delle minne di Viktorija Mirošničenko. E il peso spropositato che hanno nella proposta cinematografica. Paradisiache, a pera ma enormi, materne, spregiudicate, magnificamente ballonzolanti. Una interpretazione, quella delle minne, che mi ha fatto innamorare, ma allo stesso tempo distrarre enormemente, io di questo film ricorderò solo e sempre le tette di Viktorija Mirošničenko. Tette tutt'altro che visionarie, molto concrete e sul grande schermo, vagamente 3D, hanno costituito una esperienza che lascerà il segno nella mia mente.
E nel mio cuore.

PS.: la citazione da non perdere: "I lavoratori sono i cornuti della storia"

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