giovedì, settembre 27, 2007

Ipotesi

“Nooo!!!” È questa l’esclamazione sollevatasi all’unisono ieri sera, verso le 18.05 all’altezza del terzo binario della stazione ferroviaria di Porta Susa.
Un tizio arriva correndo, trafelato, per prendere al volo il diretto per milano delle 17.59, “in fatale” ritardo. Le porte già chiuse non lo dissuadono: cerca di ri-aprirle! ci ri-esce!
Nel momento in cui sta per salire in vettura, il biglietto che maldestramente teneva tra le mani cade nello spazio tra carrozza e banchina, sulle traversine.
Ed ecco la reazione che non t’aspetti!
Il nostro si sta chinando per recuperare quel pezzo di carta che costituisce il suo ‘importantissimo’ documento di viaggio…dal II binario si solleva un coro, un prolungato e sospeso:”no!”
Inaspettatamente, le persone che, stanche e annoiate, attendono il proprio passaggio verso casa dopo una giornata di lavoro dissuadono il ritardatario dal tentativo di recuperare il biglietto di viaggio. Lo fanno con la sola forza di questo invito monosillabico fatto con il fiato corto e una certa apprensione.

“Meno male che non si è chinato a prenderlo! pensa che ritardo fosse stato travolto!”
Sarà questo quello che hanno pensato i cinici torinesi? Non penso.

Purtroppo vittima della mia stessa indifferenza sabauda e preso dalla lettura de “La lunga marcia verso l’esilio. Memorie di un guerriero cheyenne” mi accorgo solo al momento di scendere dal ‘locale’ per casale che il personaggio aveva poi preso il mio stesso treno, quello delle 18.05, e sedeva proprio accanto a me!
Guardandolo con la coda dell’occhio, nel momento di scendere a settimo, ho pensato “ma ses propi fol”. Forse è questo quello che i compassati viaggiatori torinesi avevamo pensato poco prima.

mercoledì, settembre 26, 2007

Test di appartenenza calcistica

un amico con una rossa* mi gira questa mail che ho il piacere di "pubblicare":

Leggi la lettera che segue.
Se sei del Toro ti viene un brivido, se sei gobbo una frase sarcastica.

Tacchi pare che a inizio anno firmasse un assegno in bianco, che a fine stagione il presidente valorizzava con l'importo che riteneva congruo alle prestazioni offerta durante l'anno.
Un po' tipo Rosina e Del Piero...


Caro Presidente,

sono uno dei figli di Juan Carlos Tacchi ed a nome mio, di mia madre e dei miei fratelli desideravamo ringraziarla personalmente e per iscritto per tutti gli onori che avete attribuito a nostro padre.

Ho deciso di scriverle questa lettera alla vecchia maniera, perché nel mondo del calcio di oggi fatto di internet, e-mail e di grandi fattori economici, ritengo che usare carta e penna abbia un valore particolare. E’ un modo per onorare il calcio di una volta fatto più di passione vera e propria per la propria squadra, che di spettacoli televisivi.

Il Torino F.C. ci ha resi molto fieri di nostro padre ed averlo onorato sul vostro sito e su tutta la stampa ci ha fatto capire quanto grande fosse, sia come calciatore che come uomo.

Non mi dilungo oltre, ma la pregherei vivamente, se possibile, di farsi portavoce presso i vecchi Tifosi del Toro, che hanno visto giocare nostro padre, per dir loro che tutta la nostra famiglia li ringrazia per averlo onorato.

Non potendo contattarli personalmente, la pregherei di pubblicare questa lettera sul Vostro Sito affinché sappiano che abbiamo apprezzato la loro partecipazione al nostro dolore.

Ci consoliamo sapendo che nostro padre sta giocando a calcio insieme ai giocatori del Grande Torino.


GRAZIE DI TUTTO E FORZA TORO.

Famiglia Tacchi

* s'intenda macchina...

venerdì, settembre 21, 2007

Il lavoro non mancherebbe

L’altro ieri, poco dopo aver leggo su torinofc.it che era aperta la vendita dei biglietti per il derby del 30 settembre, mi reco velocemente in una biglietteria nel centro di settimo torinese.
Evito quindi le probabili code delle ricevitorie lottomatica in torino. Lunghe file che puntualmente verranno registrate nei giorni successivi. Che noia perder tempo per andare a vedere una neopromossa!

Setu! Sono nella mia “patria natale” perché, in serata, parteciperò alla seconda lezione del corso di autodifesa su base jeet kune do, ossia il kung fu visto da bruce lee.

A lee penso poco, ma ho già l’ansia per la partita con la goeba.
Il tizio alla cassa mi chiede l’abbonamento. Gli abbonati di curva primavera, come me, vengono trasferiti in altro settore per far posto ai gobbi.
Chiedo di avere un biglietto per la tribuna granata II livello.
L’omino mi dice che dovrebbe essere il “sistema”, in automatico, ad assegnare i posti e procede ad inserire i numeri indicati nel retro della mia tessera, lo fa per 2-3 minuti.
La manovra procede con evidente lentezza, con lamentele per l’esiguo margine economico che ne avrebbe ricavato. Finalmente mi viene stampato l’agognato tagliando in formato cartaceo! Anche a colori! Granata, naturalmente!
Poco meno felice del ragazzino che scorge la cugina grandicella senza reggiseno, prendo il biglietto mentre il negoziante, risoluto, mi chiede 60 euro. Non meno deluso del ragazzino di prima che vede chiudersi la porta prima solo socchiusa, faccio presente che la somma non mi torna, avendo letto che il corrispettivo economico era vincolato ai 30 euro, prezzo già gonfiato di una curva, anche se il biglietto è per altro settore.
Confusione, perplessità “ma qui mi dice…io…c’è scritto 60. Non so…il sistema”.
Io, forte della mia navigazione pomeridiana e delle info reperite, insisto:”no, no sono 30 euro!”
A snellire la questione interviene il collega dell’omino, più scafato che ribadisce quanto da me già sottolineato:”annulla quel tagliando e fanne un altro a 30 euro”.

Il negoziante meno scafato si rimette a digitare numeri su una interfaccia che non deve essere troppo amichevole. La coda degli scommettitori della ricevitoria si allunga. “minchia devo prendere du ambi”, “cazzo che palle ste partite”…”dammi un ‘Megamiliardario’ da 10 euro”.
Qualcuno brontola.
Io son tranquillo i musi lungi hanno tutte le sembianze di gobbi nervosi oltre al linguaggio.
Infine, attesi altri 3-4 minuti ricevo il mio biglietto ad “equo canone”. Il venditore mi precisa che c’era un bottone che non aveva visto che avrebbe dovuto cliccare…

Altro giro altra corsa.
Visito il sito di eataly, il mercato enogastronomico che conta anche 7 ottimi ristoranti in turin, di fronte al lingotto ex carpano.
La qualità del cibo è ottima, quello del sito web meno.

Ormai da qualche giorno, cercavo un luogo per festeggiare i 4 anni con elisa, il prossimo 28 settembre.
Perché festeggiare? Good question.
Pare che con buona condotta, sconti di pena e indulto tra 10-11 anni sarò libero.
Orbene quattro anni son quattro anni!
Strappo la promessa che per il 28 invece di spendere soldi per il regalo…investiamo nella casa, ma almeno la cena la faremo.
Di eventi carini a torino e provincia ce ne sono, ma per diverse ragioni li scartiamo tutti.
Ad esempio salta il giro sul ristocolor per via di un menu non gradito alla mia metà, salta “La credenza” per le nostre finanze ridotte ecc.

Decido quindi di aderire al venerdì letterario “la cucina di Almodovar” di eataly…lettura di brani di Luca Glebb Miroglio e degustazione del celebre gazpacho di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi".
Sul sito vedo che c’è scritto che chiamando un certo numero si può procedere alla prenotazione.
Preferisco non registrarmi online ma procedere utilizzando la cornetta.

Composto il numero, in realtà mi si dice subito che non è possibile procedere via telefono. Il ragazzo inizia a chiedermi una serie di dati…mi sta registrando lui al sito, senza chiedermelo esplicitamente. Nessun problema, non faccio polemica. Mi chiede quindi vita morte e miracoli della seconda persona: “Nome, cognome, telefono mail...è un regalo?”. Io:”stop, scusa, ti ho dato già tutti i miei dati…metti + 1 e fine, grazie”. Comprendo che possano tornar utili riferimenti per invio di promozioni e pubblicità però…voglio mangiare un piatto non gestire il mio profilo INPS!

Mi viene chiesto di saldare in contanti nel giro di un paio di giorni. Che volgarità! “Vabbè”, dico e mi piego a parlar di denaro.
Così faccio la sera dopo e vado a saldare. Mi presento e chiedo di pagare.
L’accesso online del tizio con il quale sto parlando, all’interno del negozio, è tragi-comico.
Facilito il ragazzo del box-info guidandolo nella ricerca del mio nominativo in un elenco online che lui guarda con troppa fretta, non trovandomi.
Indicatogli il mio nome che, per brevità, spicca di consueto in questo tipo di elenchi, accediamo alla mia scheda personale.
Ho quindi la conferma che la sera prima, al telefono, sono stato iscritto cosa che, del resto, mi era ormai chiara avendo ricevuto anche una mail di conferma (nella quale non era previsto che la registrazione non fosse stata fatta da me medesimo e l’opzione “annulla tutto” non era prevista).
Ed ecco, come alla lottomatica, il nemico dell’utente: l’interfaccia fatta “a culo”. Il povero dipendente eataly cerca il pulsante che io – per esclusiva deformazione professionale - vedo ma che lui non trova e non comprende come far cambiare lo stato da “in attesa” (di pagamento immagino) a “pagato”.
Indico un pulsante “aggiorna”, posto in posizione random, che dovrebbe essere un “salva” di antica memoria…il sistema pare comunque bloccato. Colto da senso di pietas tiro fuori la stampata che avevo fatto nel pomeriggio, avendo letto la mail ricevuta dal “mercato enogastronomico più grande del mondo”, come recita il trionfante motto sulla pagina html.
Il ragazzo si illumina:”cercavo di ottenere proprio quella!”, mi dice, un po’ accaldato e in evidente imbarazzo. Ringrazio comunque per il tentativo e per la grande disponibilità.
Operazione conclusa…ma parafrasando Krug l’interfaccia non ha certo fatto sì che io non pensassi, anzi! Per fare un’azione di 1 minuto ne ho avuti 15 per rifletterci su!

Risultato perdita di tempo, una cattiva immagine per la tabaccheria prima e per il “supermercato” poi, raggiungimento dei miei banali task solo dopo verifiche, controlli e l’italianissimo disfa e rifai, stampa, butta, telefona, chiedi, boh, non so.

C’è parecchio lavoro per chi desidera rendere delle interfacce e, più in generale, dei flussi di lavoro informatizzati più semplici e intuitivi…ma nulla si può improvvisare, tutto andrebbe progettato e testato prima di essere, scusate la rima non cercata, rilasciato.
L’impressione è che prima si lancia l’applicativo o il sito e poi si vanno a tamponare gli errori di progettazione.