mercoledì, dicembre 16, 2009

scelta di vita

sabato scorso ho partecipato ad un matrimonio.
era il primo al quale partecipavo dopo il mio.
l'occhio era diverso dal passato, non tanto impegnato nella ricerca delle ragazze disinibite, libere, in cerca di preda, presenza fissa ed iper-eccitata tipica di queste cerimonie ma, ahimè, vigile al "check" su quegli aspetti organizzativi che mi hanno visto co-protagonista, disattento, qualche mese orsono: i fiori, l'auto, il menu, il tableau ecc ecc

la chiesa della trasfigurazione di mussotto d'alba, stile minimalista, moderna
mi è piaciuta moltissima, i fiori alla fine li ho notati comunque meno della fauna di sopra, anche questa volta presente.
a seguire pranzo nelle colline attorno ad alba.



al di là della cerimonia e del resto, la cosa che mi ha colpito è stata soprattutto fare la conoscenza di questo ragazzo che, un paio d'anni fa, ha deciso di mollare tutto e recarsi presso assisi in una comunità chiamata ananda, in un perenne ritiro spirituale.
la storia è quella "classica", da romanzo o filmetto, il tizio legge un libro si licenzia, abbandona la sua esistenza tradizionale e si dedica a meditazione e preghiera.
Nella realtà è più frequente incontrare persone che, come dicono, sono sempre lì lì per abbandonare una vita che non li soddisfa,
ma poi quell'ultimo passo, sia anche solo smettere il lavoro impiegatizio per aprire l'ennesimo ed inutile agriturismo, non lo fanno mai.
Queste scelte estreme creano sempre un certo interesse e un certo imbarazzo.
Io non mi sono fatto molti problemi e ho posto una serie di domande, le più basilari (il poveraccio ha poi dovuto rispondere altre cento volte alle stesse obiezioni), per cercare di capire meglio.
Al di là delle risposte ho apprezzato molto il tono e il suo l'approccio, in una parola mi è sembrato molto sereno e felice per la sua scelta.
Adesso la tentazione di leggere il libro non è fortissima forse perché la mia vita non mi dispiace così tanto, anzi...
sicuramente, qualche anno fa, sarei corso in libreria per vedere l'"effetto che fa". la conoscenza diretta però ha suscitato in me sicuramente il desiderio di andare a trovarlo per vedere se quanto ho immaginato è più o meno vicino alla realtà.
P.S.: una delle domande che alla fine più spesso venivano fatte, con forme e stile diverso in base all'indole delle diverse persone, era "ma si tromba?"
il ragazzo ha rassicurato tutti dicendo che c'è una via monastica ed una via di coppia, facendo intendere che comunque non è certo quello il punto.
e anche da questo dettaglio ho inteso che, probabilmente, non sono tagliato per questa esperienza spirituale.

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