sabato, dicembre 03, 2016

Il segreto del Toro


Ogni tanto mi chiedono perché noi del Toro ci sentiamo diversi, dove risiede questa presunta unicità. La risposta evidente è: a Superga. Quella segreta: in un gabinetto chiuso a chiave. Ecco la storia. Oggi si celebra la Natività Granata, avvenuta a Torino il 3 dicembre di 110 anni fa in una birreria di piazza Solferino. A metterci al mondo fu un burbero e romantico venditore di scarpe svizzero, Alfredo Dick, che si era appena dimesso da presidente del primo scudetto juventino in polemica con gli altri soci favorevoli al professionismo. Il mese successivo si disputò il nonno di tutti i derby e lo vincemmo noi: due a uno. Un trionfo che Dick non vide, perché durante l’intervallo la manina di qualche ex socio lo aveva chiuso dentro i bagni dello stadio. Il brav’uomo passò l’intero secondo tempo a battere i pugni contro la porta per farsela aprire, ma invano. Non esistevano i telefonini e solo a vittoria raggiunta gli amici si accorsero della scomparsa di Dick. Furono attratti da un rumore sordo che arrivava dai gabinetti. Era il suono delle sue imprecazioni pronunciate in varie lingue: ne conosceva moltissime. 

La sorte del Toro era già fissata in quella istantanea. Essere vittima di agguati. Non godersi mai nulla fino in fondo. Gioire lamentandosi e nel lamento gioire. Assaporare il retrogusto amaro della felicità e quello dolce della sventura, a cui segue immancabile un riscatto sempre precario. Vivere, insomma. Ciò che il fragile Dick smise volontariamente di fare a 44 anni, lasciandoci in eredità questa creatura bizzarra e amatissima.

Granata da legare
MASSIMO GRAMELLINI
La Stampa 03.12.16


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