mercoledì, ottobre 26, 2011

riforma delle pensioni per quartiere

io la soluzione, parlando con la mia dolce metà, l'avrei anche trovata per risolvere l'annosa questione "pensioni".
quella brutta gatta da pelare che fa litigare il nostro caro silvio con l'umberto e, in generale, è il problema del futuro per il nostro paese ormai "vecchio".

è semplicissimo.
occorre superare approcci teorici vetusti e dire subito che la pensione non è un diritto acquisito, ma un po' te la devi meritare, un po' è culo e, soprattutto, una questione genetica. sicuramente l'aumento della vita media ha una sua incidenza nella mia proposta.

l'idea forte - importante direbbe prodi - è proprio la genetica.
in buona sostanza ce lo dirà il nostro DNA se potremo godere del frutto delle nostre ataviche fatiche.

mi spiego meglio.
nella mia proposta di riforma entra in gioco una dimensione sociale della pensione che supera l'attuale approccio di tipo individualistico. idea tardo settecentesca totalmente superata.
io parlerei quindi di "pensione di quartiere".
l'età della pensione è, fin da subito (non per assurdi scaloni che sanno di beffa), spostata a 100 anni.
si identifica quindi un quartiere di riferimento dove il pensionando - o aspirante tale - vive.
al compimento del 100° anno percepisco una pensione di anzianità (molto alta)
che condividerò con tutti gli ultracentenari del mio quartiere.
se nel mio quartiere sono l'unico ultracentenario la pensione me la godo tutta io.
in Italia fatta la legge, trovato l'inganno: non ci si può trasferire dopo i cento anni (alla ricerca di un quartiere ultracentenari-free beninteso).
questo meccanismo genera uno stimolo alla competizione, identificando un chiaro obiettivo di vita e, allo stesso tempo, sgrava INPS di una miriade di retribuzioni che attualmente versa a baby pensionati ottantenni o novantenni.

ah, dimenticavo...la nuova legge ha valore retroattivo!

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