martedì, ottobre 21, 2008

Gregorio, giovanni, livio ed enrico

Mi diverte moltissimo andare sui campi ad arbitrare e tra i molteplici aspetti che compongono questo divertissement uno di questi è, sicuramente, poter vedere un "piemonte" che di solito ci sfugge.
Nel week-end c’è poco traffico, si può guidare senza troppi assilli e senza finire imbottigliati in kilometriche code. Poi di certo a buronzo o a rovasenda - non stiamo quindi parlando di pollenzo o alba ormai noti a livello internazionale - "per caso" è difficile finirci, ma ci si passa per forza per andare a fare una partita in qualche campetto sperduto tra le risaie. O almeno io cerco di incrociare questi luoghi perché queste cittadine, nelle quali sembra che negli ultimi secoli non si sia proprio costruito moltissimo, hanno dei “profili” medioevali da non perdere.


Andando a vedere la mostra a palazzo bricherasio su gregorio calvi di bergolo ho ritrovato quegli scorci che ancora si trovano nelle province piemontesi. Ho riconosciuto quelle luci invernali o autunnali che mi spingono a fermare l’auto e rimanere in contemplazione per qualche minuto, respirando quell’aria che sarà sempre inquinata ma lo è meno di quella di torino.
Mi piace poi quel silenzio irreale e poter incedere nella mia solitudine. Mi serve a riflettere, e in quei momenti mi diventa facile separare gli accadimenti banali dalle cose davvero importanti.

Leggendo i pannelli che sono corollario alla mostra, si intuisce che calvi di bergolo ha avuto molto tempo per riflettere, per dedicarsi alle sue passioni, in una parola per godersi la vita.
L’invidia che ho provato è pari all’immediatezza e bellezza delle opere esposte.


Quindi consiglio la mostra e consiglio un libro scoperto per caso al mercato di ciriè…venerdì mattina, tra un branzino pescato e un tonno inscatolato ho passato un giorno di ferie che mi ha permesso di riappropriarmi della vita extra-lavoro infrasettimanale; ok il week-end, ma anche in settimana non mi dispiacerebbe farmi “li cazzi mia”, come si dice a latina.
Mi sembrava di esser tornato studente, con montagne di tempo libero passato a cazzeggiare più che a studiare.
Purtroppo il tran, tran (o tram tram come scriveva mio zio) lavorativo quotidiano te lo fa dimenticare. ma questa è solo la mia campana.
Lavorare, Lavorare, Lavorare, preferisco il rumore del mare

Il libro, i fuochi dei kelt, è straordinario l’ha scritto uno scrittore poco noto: giovanni d’alessandro. stilisticamente particolare.
È un romanzo storico, la storia della campagna di gallia scritta dagli sconfitti, quelli che mi stanno sempre più simpatici dei vincitori.
Vi suggerisco anche questa intervista a d’alessandro e sottolineo queste parole: “questo è lo scrivere, un combattere”. Ed ancora “La scrittura è una cosa seria. Una disciplina impegnativa.”
Una lettura “importante” da sorseggiare con calma, come si farebbe con un buon barolo.

Quindi riepilogando venerdì incontro casuale con giovanni, sabato toccata e fuga in quel di bordighera con il “suocero” (livio, il gobbo. "Fuori" come pochi ma simpatico), domenica con gregorio e in mezzo serata con enrico…un pazzo che si diletta a fare veri e propri film con i filmati delle vacanze con sceneggiatura, storyboard, musiche ecc, istruire e far esami simulando a pc il volo di un boeing, aggiungere strumenti, sempre con l’ausilio di un pc, alla musica di Mozart, monitorare le temperature, piogge ecc degli ultimi dieci anni per elaborarne statiche. E io che mi diverto a giocare a call of duty!
che bambino!

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