martedì, febbraio 12, 2008

Io credo in Thais

Si sprecano periodicamente tante parole per criticare le veline e le succedanee delle stesse, ragazze invece assolutamente professionali e preparate. Che Dio le benedica. Diversamente si spende poco inchiostro per mettere alla berlina quelle giornaliste che sistematicamente sbagliano la pronuncia di parole straniere e dimostrano di non comprendere a fondo quello che si limitano, evidentemente, a leggere. E sono anche racchie!
Probabilmente RAITRE preferisce, per le edizioni regionali del telegiornale,
avvalersi di giornalisti dalla pronuncia influenzata dal dialetto. Passi questo tocco di colore,
passi il forte accento piemontese di taluni giornalisti della redazione del tg3 PIEMONTE [NB.: da qsi critica mi sento di esentare orlando perera] ma sentire certe castronerie è davvero preoccupante.
L’ultima l’ho ascoltata sabato pomeriggio, all’ora di pranzo, alla radio (RAI).
Non ne sono certo, ma mi pare, ad orecchio, fosse Paola Campana.
Il contesto informativo è rappresentato dalle proteste, assurde, per l’invito alla fiera del libro della delegazione rappresentante lo stato d’Israele che quest’anno festeggia 60 anni di vita, poco più giovane della samp, per capirci.
notizia: “sono comparse al lingotto scritte inneggiante all’olocausto palestinese”.

Mi risulta strano che chi contesta la partecipazione di Israele all’evento torinese possa inneggiare all’olocausto palestinese. Sarà poi sfogliando la “bugiarda”, il giorno dopo, che tutto mi sarà chiaro: le fotografie “parlano” chiaro. Qualcuno aveva in realtà scritto “No all’olocausto palestinese”.

Va bene…la sto facendo lunga su una quisquilia…il focus dovrebbe essere sulle proteste contro la decisione di invitare Israele e non sull’ignoranza, o semplice lapsus, di una giornalista…vero, ma il blog è mio quindi i foci li gestisco io! Del resto chi porta il pallone gioca sempre e non va in porta.

Per il resto a casa le Boccadoro, le Campana, le Fassio e avanti le professioniste di naked news e l’anno prossimo invitiamo Abu Mazen e facciamolo parlare.
per assurdo, anche ai microfoni di un improponibile Gianfranco Bianco.

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