mercoledì, giugno 04, 2008

Io voglio una vita tranquilla

L’altra settimana sono andato a provare, per la terza volta in pochi giorni, le mie nuove lenti a contatto. È un anno che uso questo tipo di lenti...fino ad oggi quelle morbide per l’esattezza, queste, quelle nuove, sono rigide: durano un paio d’anni e costano 400 sacchi
(‘sticazzi’ ho pensato quando l’ottico ha sparato la cifra).
Da qui l'idea che è meglio esser certo di tollerarle. Un po’ come, per capirci, è bene fare per la fumna.

Le due prove precedenti erano state abbastanza disastrose, in particolare la prima: ho “pianto” per un’ora (per una fumna non mi era mai capitato…). Quest’ultima è andata benino.

Appena uscito dal negozio di via di nanni, svolto in via valdieri, nei pressi di piazza adriano,
in quel paesone che si chiama torino.
La mia attenzione, poco vigile per via delle lenti sentite ancora come oggetti estranei ed assai invasivi, viene fin da subito richiamata da un fastidiosissimo rumore di clacson.
La scena che mi si presenta è, per una città come la nostra, abbastanza inusuale:
una fiat punto grigio metalizzato è ferma, con le sue quattro frecce lampeggianti, esattamente nel centro della carreggiata, una strada a senso unico.
Pioviggina e fa freddo, giornata uggiosa direi anche un po’ del cazzo, a benvedere,
vorrei entrare in un bar per far passare in qualche modo le mie due ore di test lenti, “le lenti devono ossigenarsi” mi ha spiegato il signor arcona dell’ottica velcon…
ma son troppo curioso di vedere il tipo che ha lasciato la macchina in quel modo e, trullo trullo, è andato a farsi gli affari suoi.
Come me tutta una serie di fancazzisti, non si contano i pensionati presenti a frotte, richiamati dal rumore e dalle invettive degli automobilisti rimasti imbottigliati, si raduna sui due opposti marciapiedi per attendere il ritorno dell’originale automobilista.
Il barista mi chiede di avvertirlo quando sarebbe arrivato il tizio dell’auto, dovendo purtroppo star dietro il banco e non in mezzo alla via a gustarsi con noi la scena.
Passano 5 minuti, 10, ne passano 20 ma nessuno torna a recuperare l’auto.
Tutti guardano insistentemente verso alcuni ragazzi evidentemente non italiani, convinti che il reprobo debba ricercarsi, giocoforza, tra “di loro”.
Con manovre ardite qualche vettura supera l’ostacolo, ma quando arriva il furgone…beh quello non ci passa proprio.
Nel momento in cui inizio a “riprendere” la scena arriva il proprietario che, tra lo stupore generale, si giustifica semplicemente così: ”pensavo di averla posteggiata più vicino al marciapiede”, sale in auto e se ne va. Geniale e molto italiano.
Si sprecano le volgarità a commento: da chi, banalmente, lo manda a quel paese, a quelli che chiedono quanto e, soprattutto, cosa si sia fumato.
Finita la festa entro finalmente nel bar “Vulcano” per prendermi un meritato san simone e leggere le improbabili baggianate scritte su Tuttosport.
E’ proprio allora, ancora sull’uscio, che sento un commento salace:”quello lì deve essere di una certa squadra”…ed io, al volo, di rimando:”della juve!”
Ci mettiamo a ridere, anche lui, ovviamente, è del toro e giù battute su quella improbabilissima – ancor più di Tuttosport – maglia a righe.

Di tanto in tanto, riscoprire l’anima popolare e strapaesana di torino è sicuramente piacevole.
Rilassante. Tutto sembra più semplice, più umano.
Purtroppo aver due ore per cazzeggiare per la città senza metà e senza scopo sono un fatto veramente raro: bisognerebbe prendersele più spesso, sforzarsi per trovarle.
Come faceva il mio commilitone in quel di cesano (presso la scuola di fanteria) che mi raccontava che, quando era triste, invece di accendere il televisore o rintanarsi in una stanza a rimuginare, prendeva un pullman e girava per la città, dove, mi assicurava, ne vedeva di tutti i colori. Le cose riacquistavano il giusto peso.
Oddio lui era di napoli, ma anche a torino, specie quando incroci un gobbo, un po’ ci si può divertire.
Ho sempre pensato troverò questo e sarò saziato.

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