venerdì, giugno 06, 2008

Parole inutili

"All'ombra dei cipressi e dentro l'urne confortate di pianto, è forse il sonno della morte men duro?"
I sepolcri hanno avuto in passato ed hanno tuttora una funzione civilizzatrice, dal modo in cui i vivi si rapportano ai loro defunti si misura una civiltà.
rimasi assai impressionato dalla visita dell’HÔtel des Invalides, a parigi.
Per “chi se ne va” finire in una fossa comune o nella piramide cestia è lo stesso, cambia qsa per chi rimane. Cambia ancora di più per chi al sepolcro ci stava andando, ma poi si è salvato.
Agli Invalides si onorano i caduti per la patria e, soprattutto, ci si prende cura, ancor oggi, dei militari anziani. Proprio qui lo stato francese aveva proposto di far riposare Lazzaro Ponticelli, l’ultimo reduce (italo) francese che aveva combattuto nella prima guerra mondiale. Ponticelli, morto nel marzo scorso, accettò solo la celebrazione di una messa, per non ricevere un trattamento privilegiato rispetto agli altri commilitoni, morti in battaglia.

questo l’approccio in francia.
Va bene, i francesi e, in particolare, i parigini sono simpatici come calderoli, ma da loro abbiamo da imparare. Ben diversamente infatti va da noi.
È molto irritante ascoltare, a profusione, la parola “eroe” associata a qualsiasi morto nelle “nostre” guerre, ops, “missioni di pace” in Afghanistan o in Iraq mentre dovrebbe essere associato solo a coloro i quali compiono gesta prodigiose, eccezionali per coraggio o ardimento.
Il fastidio viene soprattutto dal constatare che queste parole sono assolutamente vuote, inutili, benché pronunciate dai più alti rappresentati delle nostre istituzioni e pappagallescamente ripetuti dai giornalisti.
Non ci si ricorda più del trattamento riservato ai militari malati di leucemia reduci dalla ex-jugoslavia (o i militari feriti e dimenticati negli scontri in somali, sotto egida ONU) a rendere chiara l’assoluta pochezza di cotanto dolore, di facciata, nazionale basta ascoltare le parole del maresciallo ordinario Maniero, reduce di Nassirya. Maniero, affetto da sindrome post-traumatica da stress e con lesioni fisiche, alla domanda di come si senta risponde: (cfr. minuto 18) “Il termine più idoneo è dimenticato…abbandonato anche, si”. Lo stesso Maniero rifiuta l’etichetta di eroe.
il file è assolutamente da scaricare e ascoltare: si approfondisce anche il tema di una parola che non è pronunciata mai…”guerra”.
l’onore si rende non con le parole ma con le azioni: cure mediche, riconoscimento di vitalizi per i reduci che non potranno più recuperare l’idoneità fisica per continuare a fare il lavoro che si sono scelti.

In fatto di eroi veri vd: http://es.wikipedia.org/wiki/Lautaro

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