martedì, maggio 25, 2010

un piccolo, pericolosissimo idiota

sono alla fine della lettura del libro di Kazimierz Moczarski, conversazioni con il boia.
la lettura è molto interessante, la storia è sì incentrata su un personaggio singolo, il generale delle SS Stroop con il quale Moczarski, partigiano non comunista polacco, condivise alla fine della guerra la cella per 255 giorni (con loro era presente anche Gustav Schielke sottufficiale della squadra buon costume e, in guerra, ufficiale delle SS) ma può essere presa a paradigma di un'epoca e di una generazione.
la generalizzazione può essere fatta in questo caso con pochi rischi.
L'SS-Gruppenfürer Jürgen Stroop è davvero il tedesco medio della piccola-media borghesia tedesca tra le due guerre.
vittima della cultura che si respirava dopo versailles e di una educazione rigida ed ottusa.
il racconto di Stroop, ampiamente verificato da Moczarski, ripercorre le tappe della carriera del generale delle SS attraverso varsavia (dove coordinò eliminazione del ghetto), grecia, e l'incarico di governatore della regione «Rhein-Westmark». Ma sono molto più interessanti le piccole notizie riferite alla quotidianità della vita del generale.
il racconto di una infanzia con una educazione castrante, oppure il ricordo orgoglioso dell'aver fatto vestire al figlio di otto anni la divisa da SS ecc ecc
emerge il profilo di una persona gretta e dalla cultura poverissima.
l'unica cosa che ricorda bene Stroop sono le regole, che recitava a memoria, del prontuario della buona SS, ossia un insieme di sterili proclami.
l'aspetto ridicolo e grottesco lo si coglie nelle ultime pagine.
così intriso di rispetto acritico delle regole il nostro era autenticamente terrorizzato dal fatto che i suoi compagni nascondessero ai secondini 2 lamette da barba. Stroop era terrorizzato!
così come si sfiora la crisi in cella quando Moczarski idea uno stratagemma per avere un contatto con l'esterno al fine di ottenere qualche sigaretta.
una persona condannata a morte e che aveva eliminato il ghetto di varsavia era terrorizzata dal compiere un paio di piccole "bravate", piccole scorrettezze rispetto al regolamento carcerario.
questo aneddoto finale la dice lunga sul sistema di valori e sulla logica dietro al triste e miope personaggio che la sua guerra l'ha sempre combattuta tra le scartoffie con pressoché unico scopo quello di migliorare la propria posizione sociale.

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