venerdì, luglio 26, 2024
Ultime lettere da Stalingrado - Einaudi
Sono una selezione di 39 lettere (senza destinatario né mittente, censurati) che partirono con ultimo areo da Stalingrado assediata dai russi.
In totale erano due pacchi di lettere che furono sequestrate dalla censura nazista per comprendere lo stato d'animo dei combattenti.
Dall'analisi - e dalla classificazione che se ne fece - risultò che:
2,1% erano favorevoli alla condotta della guerra
4,4% erano dubbiosi
3,4% decisamente contrari
33% senza opinione precisa indifferenti
Come si dice nella quarta di copertina e nell'introduzione:
"Non si può aggiungere un'altra lettera a queste trentanove: esse, che sembrano contenere e rivelare ogni esperienza umana, costituiscono una perfetta unità morale."
Adesso proprio "ogni esperienza umana" è eccessivo, ma in effetti c'è tanto.
Paradossalmente, accanto alle lettere decisamente funeree di chi aveva consapevolezza che sarebbe a breve passato a miglior vita, mi hanno colpito 2-3 lettere in particolare che di vita vissuta ne contengono parecchia.
La XXIV è oggettivamente "divertente" laddove il soldato accusa la moglie di essere generosa ossia troppo generosa tant'è che s'era fatta l'amante e lui quindi vuole divorziare. Oppure quella in cui il soldato scrive alla moglie di salutare anche la sua amante, in un triangolo finalmente reso "pubblico" o quella in cui un altro soldato si compiace e si stupisce di aver visto un bel film, che avrebbe voluto vedere in patria, tra le macerie di Stalingrado, seduti sugli elmetti o a terra "come dei negri". Da leggere.
Lettera XXIV pagina 45
"...ora che so come stanno le cose, ti rendo la tua parola. Non mi è stato facile, ma i contrasti erano troppo forti. Cercavo una donna con un cuore generoso, ma non fino a questo punto! Ho già scritto anche alla mamma e le ho detto ciò che deve sapere. Risparmiami, ti prego, la pena di citarti i testimoni e le circostanze che mi hanno dato la prova della tua infedeltà. Non nutro alcun odio per te, ti consiglio però di sceglierti una motivazione adeguata e di far presto le pratiche! Ho scritto al dott. F... che sono d'accordo per il divorzio. Se tornerò a casa, di qui a sei mesi, non vorrei trovar più niente che mi ricordi di te. Intendo rinunciare alla mia licenza in febbraio o marzo."
martedì, luglio 09, 2024
Stragi naziste in Italia: Carlo Gentile e Udo Gümpel
giovedì, marzo 28, 2024
I Testicoli di Hitler di Alain Libert, Victor Drossart Traduzione di Giada Pierin, Chiara Ponti
Un po' raffazzonato
Il titolo sopra le righe ci può stare anche, banalmente, per ragioni commerciali, ma già dalla prefazione si intuisce che l'opera non è di valore. Nella prefazione si ironizza stupidamente su alcuni aspetti come farebbero due adolescenti, gli autori vogliono fare, tentano di fare almeno, i "simpatici" ma l'argomento è invece serio e parecchio interessante.
La sensazione è che non sia stato sviluppato con sapienza per mancanza di capacità di scrittura e di visione in generale. In breve è una raccolta di episodi, persone, fatti che coinvolgono "Adi" sul piano sessuale con un raggruppamento per esperienze eterosessuali, omosessuali e perversioni (sadomasochistiche in primis) varie. Purtroppo gli autori hanno tirato su tutto con una rete a maglie strette, mentre sarebbe stato più opportuno una selezione e un approfondimento del discorso. Interessante l'interpretazione finale, ma sono poche pagine. Avrei optato per una scelta cronologica degli eventi più per quella proposta, in ogni caso a fine lettura un'idea io me la sono fatta ed è abbastanza vicina alla tesi finale degli autori, ma la lettura è stata faticosa anche per scelte di formattazione (le citazioni sono con un carattere minuscolo). Nonostante le tante pecche evidenziate il libro però lo consiglio perché è comunque ricco di tante informazioni che poi eventualmente uno può approfondire per i fatti propri ahimè non aiutato da una bibliografia adeguata, solo a fondo pagina vengono proposti qui e là una dozzina di titoli tre dei quali sicuramente voglio vedere:
1. L.Machtan, Il segreto di Hitler
(Rizzoli 2001, 394 pagine - NOTA: Disponibile SBAM);
2. W.C.Langer, La mente di Hitler
(Gingko Edizioni 2013, 272 pagine - NOTA: CELO in E-book)
3. D.Irving, I diari segreti del medico di Hitler
(Edizioni Clandestine 2007, 300 pagine - NOTA: Disponibile
SBAM).
Citato anche il film su Eva Braun di Isabelle Clarke -
Daniel Costelle (2007)
"La donna che amava Hitler" (Visto Aprile 2024: didascalico. Interessante per via delle immagini rare per il resto, montaggio e parte narrata, poca roba)
Ampi stralci disponibile, infine, del testo di Kubizek
("Il giovane Hitler che conobbi") che avevo sentito nominare e,
avendo letto questi stralci, non leggerò quasi sicuramente, essendo memorie mi
pare parecchio aggiustate, come del resto parecchie cose lette ne "I
testicoli di Hitler" dove il gossip, alla fine, ha la meglio, ahimè, sulla
parte saggistica.
sabato, gennaio 20, 2024
Arbeit Macht Frei di Primo Levi
Il Lager di Auschwitz era stato creato piuttosto tardi; era stato concepito fin dall’inizio come campo di sterminio, non come campo di lavoro. Divenne campo di lavoro solo verso il 1943, e soltanto in misura parziale ed in modo accessorio; e quindi credo da escludersi che quella frase, nell’intento di chi la dettò, dovesse venire intesa nel suo senso piano e nel suo ovvio valore proverbiale-morale.
È più probabile che avesse significato ironico: che scaturisse da quella vena di umorismo pesante, protervo, funereo, di cui i tedeschi hanno il segreto, e che solo in tedesco ha un nome. Tradotta in linguaggio esplicito, essa, a quanto pare, avrebbe dovuto suonare press’a poco così:
«Il lavoro è umiliazione e sofferenza, e si addice non a noi, Herrenvolk, popolo di signori e di eroi, ma a voi, nemici del terzo Reich. La libertà che vi aspetta è la morte».
In realtà, e nonostante alcune contrarie apparenze, il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme. Sotto ogni militarismo, colonialismo, corporativismo sta la volontà precisa, da parte di una classe, di sfruttare il lavoro altrui, e ad un tempo di negargli ogni valore umano. Questa volontà appare già chiara nell’aspetto antioperaio che il fascismo italiano assume fin dai primi anni, e va affermandosi con sempre maggior precisione nella evoluzione del fascismo nella sua versione tedesca, fino alle massicce deportazioni in Germania di lavoratori provenienti da tutti i paesi occupati, ma trova il suo coronamento, ed insieme la sua riduzione all’assurdo, nell’universo concentrazionario.
Allo stesso scopo tende l’esaltazione della violenza, essa pure essenziale al fascismo: il manganello, che presto assurge a valore simbolico, è lo strumento con cui si stimolano al lavoro gli animali da soma e da traino.
Il carattere sperimentale dei Lager è oggi evidente, e suscita un intenso orrore retrospettivo. Oggi sappiamo che i Lager tedeschi, sia quelli di lavoro che quelli di sterminio, non erano, per così dire, un sottoprodotto di condizioni nazionali di emergenza (la rivoluzione nazista prima, la guerra poi); non erano una triste necessità transitoria, bensì i primi, precoci germogli dell’Ordine Nuovo. Nell’Ordine Nuovo, alcune razze umane (ebrei, zingari) sarebbero state spente; altre ad esempio gli slavi in genere ed i russi in specie sarebbero state asservite e sottoposte ad un regime di degradazione biologica accuratamente studiato, onde trasformarne gli individui in buoni animali da fatica, analfabeti, privi di qualsiasi iniziativa, incapaci di ribellione e di critica.
I Lager furono dunque, in sostanza «impianti piloti» anticipazioni del futuro assegnato all’Europa nei piani nazisti. Alla luce di queste considerazioni, frasi come quella di Auschwitz, «Il lavoro rende liberi», o come quella di Buchenwald, «Ad ognuno il suo», assumono un significato preciso e sinistro. Sono, a loro volta, anticipazioni delle nuove tavole della Legge, dettata dal padrone allo schiavo, e valida solo per quest’ultimo.
Se il fascismo avesse prevalso, l’Europa intera si sarebbe trasformata in un complesso sistema di campi di lavoro forzato e di sterminio, e quelle parole, cinicamente edificanti, si sarebbero lette sulla porta di ingresso di tutte le officine e di tutti i cantieri.
Tratto dalla rivista «Triangolo Rosso», Aned, novembre 1959
Cfr.: https://www.primolevi.it/it/arbeit-macht-frei
mercoledì, marzo 15, 2023
L'era del testimone di Annette Wieviorka
(ma solo note in fondo alle diverse pagine)...vi ho ovviato io:
BIBLIOGRAFIA
presente nel libro di Annette Wieviorka, L'era del testimone,
Raffaello Cortina Editore, Milano 1999
(preso in prestito in biblioteca nel marzo del 2023)
1. S.Doubnov, Histoire moderne du peuple juif, Le Cerf, Paris 1994
2. E.Bergman, Utilization and Unexploited Archival Sources on the Shoah in Poland,
relazione al Convegno "Les archives de la Shoah" organizzato dal CDJC a Parigi nel dicembre 1996
Ora in AAVV, Les archives de la Shoah, L'Harmattan, Paris 1998
3. L.S.Dawidowicz, From that Place and Time. A memoir 1938-1947, Norton & Company, New York-London 1989
4. R.Hilberg, Writing and the Holocaust, Holmes & Meier, New York-London 1998
5. M.Bloch, La guerra e le false notizie, Donzelli, Roma 1994
6. L.S.Dawidowicz, The Holocaust and the Historians, Harvard University Press, Cambridge-London 1981
7. A.Wieviorka, Déportation et génocide. Entre la mémoire et l'oubli, Plon, Paris 1992
8. E.Ringelblum, Sepolti a Varsavia. Appunti del ghetto, Il Saggiatore, Milano 1962 (in mio possesso)
9. H.Himmler, Himmler Reden. 1933-1945, tr. fr. Discours secrets, Gallimard, Paris 1978
10. Tom Segev, Le Septième Million. Les Israélien set le génocide, Paris 1993 (è stato poi tradotto in italiano ed è in mio possesso)
11. A.Donat, The Holocaust Kingdom, 1978
12. R.Ertel, Dans la langue de personne. Poésie yiddish de l'anéantissement, Seuil, Paris 1993
13. R.Marienstras, Etre un peuple en diaspora, Maspero, Paris 1975
14. The Diaspora Research Institute, GalEd on the History of the Jews in Poland, Tel Aviv University 1997 (8 voll. in 6 tomi)
15. M.Borwictz, Ecrits des condamnés à mort sous l'occupation nazie, Gallimard, Paris 1973
16. L.Dobroszycki, The Chronicle of the Lodz Ghetto, 1941-1944, Yale University Press, New Haven-London 1984
17. J.Becker, Jakob il bugiardo, Feltrinelli, Milano 1976
18. S.Guterman, Le livre retrouvé, a cura di Nicole Lapierre, Paris 1991
19. A.Czerniakow, Diario (1939-1942): il dramma del ghetto di Varsavia, Città Nuova Editrice, Roma 1989
20. Calel Perechodnik, Sono un assassino? Autodifesa di un poliziotto ebreo, Feltrinelli, Milano 1996 (in mio possesso)
21. P.Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986 (in mio possesso)
22. M.Cling e Y.Thanassekos, Ces visages qui nous parlent (atti dell'incontro internazionale sulla testimonianza dei sopravvissuti
dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, Fondation Auschwitz e Fondation pour la Mémoire de la Déportation),
Bruxelles-Paris 1995
23. C.Lanzmann, Shoah, Rizzoli, Milano 1987 (libro e film di 9 ore che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti) (in mio possesso)
24. R.Hilberg, La politique de la mémoire, Gallimard, Paris 1996
25. R.Marienstras, Diaporiques, n.1, primo trimestre del 1997
26. Chim A.Kaplan, Chronique d'une agonie. Journal du ghetto de Varsovie, scoperto e presentato da A.I.Katsch, prefazione di J.Bloch-Michel, Calmann-Levy, Paris 1966
27. A.Levwin, Una coppia di lacrime: diario dal ghetto di Varsdavia, Il Saggiatore, Nilano 1993
28. M.Berg, Il ghetto di Varsavia: diario (1939-1944), Einaudi, Torino 1991 (in mio possesso)
29. J.Korczak, Diario del ghetto, Luni Editore, Milano 1997 (in mio possesso)
30. B. Mark, Des voix dans la nuit: la Résistancve juivre à Auschwitz-Birkenau, Plon, Paris 1982
31. A.Cytryn, Récits du ghetto de Lodz, prefazione di Luba Jurgenson, Albin Michel, Paris 1955
32. A.Wieviorka e I.Niborski, Les livres du souvenir. Mémoriaux juifs de Pologne, Gallimard, Paris 1983
33. J.Hersey, Il muro di Varsavia, Mondadori, Milano 1961 2 volumi (in mio possesso)
34. E.Morin, L'uomo e la morte, Newton Compton, Roma 1980
35. A.Finkielkraut, L'ebreo immaginario, Marietti, Genova 1990
36. H.Raczymow, Contes d'exil et d'oubli, Gallimard, Paris 1979
37. AAVV, Mille ans de cultures ashkénazes, Paris 1994
38. N.Lapierre, La silence de la mémoire. A la recherche des Juifs de Plock, Paris 1989
39. I.Ehrenbourg e V.Grossman, Le livre noir, Solin-Actes-Sud 1995
40. A.Sutzkever, Où gitent les étoiles, Seuil, Paris 1988
41. A.Sutzkever, Mon témoignage au procés de Nuremberg tr. fr di G.Rozier in Europe, n. speciale, "Les écrivains et la guerre", agosto-settembre 1995
42. X.Léon-Dufour, Dictionnaire du Nouveau Testament, Seuil, Paris 1996
43. R.Ertel, Ecrit en yiddish in Michale de Saint-Chéron, Autour d'Elie Wiesel, Odile Jacob, Paris 1996
44. N.Seidman, Elie Wiesel and the Scandal of Jewish Rage, in Jewish Social Studies, vol.3, n.1 autunno 1996
45. I.Turkow, C'etait ainsi, 1939-1943. La vie dans le ghetto de Varsovie, tr. fr. dallo yiddish di M.Pfeffer, Austral, Paris 1995
46. Elie Wiesel, La notte, tr. it La Giuntina, Firenze 1980 (in mio possesso)
47. A.Prost, Douze Lecons sur l'histoire, Seuil, Paris 1996
48. A.Neher, Il silenzio e l'essere: Elie Wiesel, tr. it in L'esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, Marietti, Casale Monferrato 1983
49. M.Cohen, Elie Wiesel: variations sur le silence, La Rochelle 1988
50. E.Wiesel, Tutti i fiumi portano al mare, Bompiani, Milano 1996
51. E.S.Fine, Legacy of Night, State University of New York Press, Albany 1982
52. D.G.Roskies, Against the Apocalypse. Responses to Catastrophe in Modern Jewish Culture, Harvard University Press, Cambridge(Mass.)-London 1984
53. M.Anissimov, Primo Levi ou la tragédie d'un optimiste, Lattès, Paris 1996
54. R.G.Saidel, Never too Late to Remember. The Politics Behind New York City's Holocaust Museum, Holmes & Meir, New York-London 1996
55. AAVV Les Juifs entree la mémoire et l'oubli, a cura di Foulek Ringelheim, Revue de l'Université de Bruxelles, 1987
56. R.Moses Shapiro articolo, "Jacob Shatzky, Historian of Warshaw Jewry", in Polin, vol. 3, Oxford 1988
57. A.Rudnicki, Cronache del ghetto, Silva Editore, Milano 1961
58. J.M.Rymkiewicz, Umschlagplatz. La dernière gare, Laffont, Paris 1990
59. J.Moriset e H.Muller, Allemagne-France. Lieux et mémoire d'une histoire commune, Paris 1995
60. A.Wieviorka, Le procès Eichmann, Editions Complexe, Bruxelles 1989
61. A.Eban, Mon pays. L'épopée de l'Israel moderne, Buchet Chastel, Paris 1975
62. F.Ouzan, Ces Juifs dont l'Amérique ne voulait pas. 1945-1950, Editions Complexe, Bruxelles 1995
63. S.Barcellini e A.Wieviorka, Passant, souvenins-toi! Lieux de souvenir de la Seconde Guerre mondiale en France, Plon, Paris 1995
64. A.Prost, Les Anciens combattants et la société francaise. 1914-1939, Presse de la fondation des sciences politiques, Paris 1977, Vol I, Histoire
65. D.I.Bark e D.R.Gress, Histoire de l'Allemagne depuis 1945, Laffont, Paris 1992
66. C.Browning, Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione finale in Polonia, Einaudi, Torino 1995 (in mio possesso)
67. G.Hausner, Justice à Jerusalem. Eichmann devant ses juges, Flammarion, Paris 1966
68. A.Wieviorka, Le Procès de Nuremberg, Ouset-France-Mémorial, Rennes 1995
69. D.Lazard, Le Procès de Nuremberg. Récit d'un témoin, Editions de la Nouvelle Presse, Paris 1947
70. G.Hartman, Le monde Juif. Revue d'histoire de la Shoah, gennaio-aprile 1994
71. W.Helmreich, Against All Odds: Holocaust Survivors and the Successful Lives They Made in America, Simon & Schuster, New York 1992
72. A.Rosenfeld, Thinking about the Holocaust after half a Century, Indiana University Press, Bloomington e Indianapolis 1997
73. P.Levi, Le devoir de mémoire, intervista con Anna Bravo e Federico Cereja, Mille et une Nuits, Paris 1995
74. L.Alcan, Le temps écaertelé, Saint-Jean-de-Maurienne 1980
75. L.Douglas, The Holocaust on Trail, manoscritto inedito
76. H.Gouri, La Cage de verre, Albin Michel, Paris 1964
77. L.Poliakov, Le procès de Jérusalem, jugements, documents, Editions du Centre, Paris 1963
78. L.G.Wells, Perchè la terra ricordi, Rizzoli, Milano 1964
79. G.Wellers, De Draney à Auschwitz, Editions du Centre, Paris 1964
80. J.-M.Frodon, L'expert. Film-enquete sur la visibilité du mal, Le Monde, 24 settembre 1997
81. H.Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1992 (in mio possesso)
82. S.Friedlander, La Germania nazista e gli ebrei, Garzanti, Milano 1992 (in mio possesso)
83. L.Poliakov, L'envers du destin. Entretiens avec Georges Elia Sarfati, Editions de Fallois, Paris 1989
84. D.J.Goldhagen I volenterosi carnefici di Hitler, Mondadori, Milano 1997 (in mio possesso)
85. H.Raczymow, Un cri sans voix, Gallimard, Paris 1985 (romanzo)
86. R.Hilberg, "Le phénoméne Golhagen, in Les Temps modernes n. 529, Febbraio-marzo 1997
87. JF. Gaussen, Le gout pour les récits de la vie, Le monde, 14.02.82
88. I.Avisar, Screaning the Holocaust. Cinema's Images of the Unimaginable, Indiana University Press, Bloomington e Indianapolis 1988
89. E.Wiesel, ...e il mare non si riempie mai, Bompiani, Milano 1998
90. H.Rousso, Le Syndrome de Vichy de 1944 à nous jours, Seuil, Paris 1990
91. J.Walter, Chier international sur le témognage audiovisuel, Bruxelles 1998
92. J.-M.Chaumont, La concurrence des victimes. Génocide, identité, reconnaisance, Editions La Deécouverte, Paris 1997
93. R.Aron, De Gaulle, Israel et les Juifs, Plon, Paris 1968
94. Tavola rotonda, Les Juifs de France ont-ils changé?, Esprit, aprile 1968 (presenti J-M.Domenach, R.Marienstras, P.Vidal-Naquet, P.Thibaud e A.Derczansky)
95. J.Rudof, Ces visages qui nous parlent, Bruxelles-Paris, Foundatione Auschwitz e Foundation pour la mémoire de la déportation, 1995
96. A.Cojean, Les voix de l'indicibile, Le Monde, 25.04.95
97. G.Hartman, The longest shadow: in the aftermath of the Holocaust, Indiana University Press, Bllomington e Indianapolis 1996
98. J.Walter, Les archives de l'Histoire audiovisuelledes survivants de la Shoah, testo inedito
99. Sito internet www.vhf.org
100. P.Lejeune (a cura di), "Cher Cahiers..." Témoignages sur le journal personnel, Gallimard, Paris 1989
101. B.Bettelheim, Sopravvivere, Feltrinelli, Milano 1991
102. Convegno di Orléans, Témognages, savoirs, traces, Presses universitaires de Vincennes 1999
103. R.Antelme, Témoignage du camp et poésie, in Le Patriote résistant, n. 23, 15.05.48
104. P.Lejeune, Pour l'autobiographie. Chroniques, Seuil, Paris 1998
105. Ecrire l'histoire du temps présent. En hommage à Francois Bédarida, CNRS éditiones, Paris 1993
106. M.Levy, La vie et le moi, Phoebus Libretto, Paris 1998
107. R.Kluger, Vivere ancora, Einaudi, Torino 1995
108. D.Mehl, La télevision de l'intimité, Seuil, Paris 1996
109. P.Lejeune, Il patto autobiografico, Il Mulino, Bologna 1986
110. E.Conan, Le Procès Papon. Un journal d'audience, Gallimard, Paris 1998
111. S.Chalandon e P.Nivelle, Crimes contre l'humanité. Barbie, Touvier, Bousquet et Papon, prefazione di R,Badinter, Plon, Paris 1998
112. B.Poirot-Delpech, Papon; un crime de bureau, Stock, Paris 1998
113. B.Burko-Faleman, L'enfant caché, Seuil, Paris 1997
114. G.Grass, Il tamburo di latta, Feltrinelli, Milano 1974 (in mio possesso)
115. W.Benjamin, il narratore (1936) in Angelus Novus, Einaudi, Torino 1981
116. Y.A.Yerushalmi, Zakhor, Pratiche, Parma 1983
117. P.Vidal-Naquet in AAVV, Au sujet de Shoah, Belin, Paris 1990 e anche in AAVV, Questions au judaisme, a cura di E.Weber, Desclée de Brouwer, Paris 1996
118. H.Weinrich, Lete. Arte e critica dell'oblio, Il Mulino, Bologna 1999
119. R.Dulong, Le témoin oculaire, EHSS, Paris 1998
120. R.Hilberg, La distruzione degli ebrei d'Europa, Einaudi, Torino 1999 (in mio possesso)
121. H.Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di comunità, Milano 1996
122. J.-L.Lyotard, Discussion, ou: phraser "après Auschwitz in AAVV Les fins de l'homme, Galilée, Paris 1981; Il dissidio, Feltrinelli, Milano 1994; Sopravvissuto in Letture d'infanzia, Anabasi, Milano 1993
123. E.Lévinas, Lecon talmudique. Au-delà du souvenir, in AAVV Mémoire et histoire, Paris 1986
124. AAVV, War and Remembrance in the Twentieth Century, Cambridge University Press 1998
venerdì, agosto 02, 2019
Eichmann. Il gestore della "soluzione finale"
Il gestore della "soluzione finale"
scritto da Giulia Baj e Tullio Scovazzi
Introduzione di Luigi Garofalo
Uscito a maggio 2019 nella collana "I Grandi Processi della Storia"
VOL. 7 in abbinamento al "Corriere della Sera"
Riporto i riferimenti presenti nel Capitolo finale "Percorsi di approfondimento"
LIBRI
1. H.Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (ce l'ho, letto nel 2012)
2. I.Arel, La casa di via Garibaldi. Come ho catturato Adolf Eichmann
(il capo del Mossad racconta la storia della ricerca e cattura di Eichmann)
3. G.Hausner, Sei milioni di accusatori. La relazione introduttiva del procuratore generale al processo Eichmann (ordinato)
4. U.Goni, Operazione Odessa - La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Peròn (ce l'ho, in lettura)
5. D.E.Lipstadt, Il processo Eichmann, Einaudi Torino 2014
(il racconto di una storica statunitense di origine ebraica illustra il peso che esso ha avuto nella presa di coscienza della Shoah)
6. P.Longerich, Verso la soluzione finale. La conferenza di Wannsee, Einaudi Torino 2018
7. P.Z. Malkin, Nelle mie mani, Sperling & Kupfer Milano 1991
(cattura e primo interrogatorio di Eichmann in attesa del volo verso Israele)
8. M. Pearlman, Cattura e processo di Eichmann, Utet Torino 2016
(il primo libro - prima edizione 1963 - su cattura e processo di Eichmann, scritto dall'ex portavoce dell'esercito israeliano)
9. F.Pocar, L'esercizio non autorizzato del potere statale in territorio straniero, Cedam Padova 1974
(analisi di questo tipo di violazione di sovranità alla luce del diritto internazionale)
10. Q. Reynolds, E.Katz, Z.Aldubi, Il ministro della morte. La storia di Adolf Eichmnann, Bompiani Milano 1961
(Biografia di Eichmann, dall'infanzia alla cella in Israele, con le informazioni di Katz e Aldubi, membri delle forze armate israeliane)
11. B. Stangneth, La verità del male - Eichmann prima di Gerusalemme, Luiss University Press Roma 2017
(La personalità di Eichmann ricostruita attraverso una meticolosa analisi delle "carte argentine")
SITI/VIAGGI
1. http://www.iltrenodellamemoria.it
2. http://auschwitz.org/en/
3. Visita al Ghetto di Varsavia, la "via della memoria" commemora le 450.000 vittime
4. Steven Spielberg Jewish Film Archive
https://en.jfa.huji.ac.il
5. Gerusalemme il Gerard Behar Center (prima era il Belt Ha'Am) teatro del processo. Ospita manifestazioni artistiche ed eventi commemorativi della Shoah
FILM
1. "Operation Finale" di Chris Weitz (2018)
basato su "Nelle mie mani" storia della cattura
2. "The Eichmann show" di Paul Andrew Williams (2015)
Finzione più documentario delle udienze processo
3. "Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno" di Eyal Sivan (1999)
Filmati originali processo criticato però dal portavoce dello Steven Spielberg Jewish Film Archive
martedì, settembre 18, 2018
L'Olocausto - Una nuova storia di Laurence Ress
La lettura cronologica, quasi anno per anno a partire dal 1919-23, è molto interessante e permette di seguire l'evoluzione della persecuzione degli ebrei dall'humus culturale antisemita fino alla pianificazione e industrializzazione dello sterminio.
Dettagliato ma mai pesante o prolisso, "alleggerito" da numerose testimonianze dirette. Nonostante le oltre 500 pagine l'ho letto abbastanza velocemente, merito dell'autore più che del lettore.
Ho trovato paradossale e irritante, nonostante i ringraziamenti finali dell'autore (dove dice di essere debitore di storici e accademici), l'assenza di una bibliografia, così come rari sono stati i riferimenti a piè di pagina dei testi consultati (ma puntuali i riferimenti alle proprie opere...).
giovedì, agosto 30, 2018
"Resto qui" di Marco Balzano. Sospensione dell'incredulità?
Senza voler essere pedante, pur sapendo di esserlo, vi ho però trovato alcuni limiti. Parlare di "capolavoro" mi pare quindi eccessivo.
Quando si guarda un film o si legge un libro, in particolare se trattasi di romanzo ambientato nel passato, è fondamentale calare, con tutte le scarpe, lo spettatore e/o il lettore in quella dimensione narrativa. Io voglio immaginare di essere effettivamente nel 156 a.C. o nel 1905, ma quando vedi, in un film poco curato, che l'antico romano porta al polso un orologio al quarzo o quando leggi che il protagonista del romanzo ambientato nei primissimi anni del '900 fu salvato dalla penicillina, tutto questo scema miseramente.
Qualcosa di analogo mi è capitato leggendo di "Jeep" e, ipoteticamente possibili ma improbabili, "Caterpillar".
Faccio un breve elenco di alcuni punti che non mi hanno convinto:
- i personaggi secondari sono poco delineati, per esempio il figlio di Trina che in realtà assume posizioni anche rilevanti non risulta alla fine credibile: è una stampella al racconto principale, chiamato in causa quando serve. Il cambiamento delle sue idee e delle sue decisioni non è seguito in alcun modo.
- Marica è finita nel nulla, va bene.
Ma rimane un evento implicito, ossia ad un certo punto non se ne parla più: a fine libro mi sono chiesto se mi ero perso un pezzo.
Scrivimi che quella stronza di Marica, non si capisce proprio perché l'abbia fatto (una mezza ipotesi me la puoi buttare lì?), è fuggita di nascosto per sempre.
- Nei ringraziamenti finali si citano alcune persone che hanno letto il libro. Adesso io mi chiedo ma a nessuno, Cristo, è venuto in mente che parlare 4-5 volte di jeep è un banale anacronismo storico? Nel racconto i carabinieri e il regio esercito italiano - prima dell'8 settembre '43 - erano dotati di questo veicolo introdotto in Europa dalle truppe statunitense solo nel 1944...il termine stesso "jeep" non ti fa accendere una lucina? E' una parola italiana? E' tedesca?
Bastava un controllo su internet di 1 minuto per verificare l'errore e non catapultarmi in 5 secondi dagli anni quaranta ad agosto 2018 comodamente sdraiato sì nel mio letto, ma con 35 gradi fuori (40 percepiti). Echecazzo.
giovedì, marzo 17, 2016
Frauen
Lo so che tutti, con prospettive diverse, stanno ancora pensando al goal di Mueller al 91°,
ma tant'è è anche un modo per non pensare alla mattanza che ci attende domenica...
Ho appena finito di leggere il formidabile "Frauen", un libro che la statunitense Alison Owings
pubblicò nel 1993, edito in Italia da Mursia e di non facile reperibilità.
La dritta me la diede Martin Amis.
Stavo leggendo il suo inutile "La zona d'interesse", quando, una volta deciso che non avrei terminato il supplizio di quella lettura, sono andato a ravanare nella bella bibliografia.
Il libro della Owings è un capolavoro, raccoglie una serie di interviste che l'autrice fece alla fine degli anni '80 a donne tedesche sopravvissute alla seconda guerra mondiale, ebree perseguitate, naziste tiepide e più convinte, oppositrici, una guardia di un campo di concentramento.
Le pagine sono dense di avvenimenti, ricordi ed emozioni. Di non facile lettura, se non motivati.
Gli spunti interessanti sono innumerevoli, uno dei concetti più stimolanti è quello dello "Hausjude"[l'ebreo di casa], ossia una scappatoia psicologia, tra le diverse, che molte tedesche (e tedeschi)
si inventarono o elaborarono per sottrarsi al peso delle loro responsabilità.
L'Hausjude era un ebreo, quasi sempre uno solo, che, nei ricordi, era stato aiutato o, in generale, benvoluto (o non condannato con una delazione).
Grazie a quel ricordo positivo potevano dichiararsi non antisemiti.
Ecco quest'aspetto psicologico mi pare decisamente interessante e meritevole di riflessione
appena venuto meno il godimento immenso del 4-2 di ieri sera.
martedì, maggio 25, 2010
un piccolo, pericolosissimo idiota
la lettura è molto interessante, la storia è sì incentrata su un personaggio singolo, il generale delle SS Stroop con il quale Moczarski, partigiano non comunista polacco, condivise alla fine della guerra la cella per 255 giorni (con loro era presente anche Gustav Schielke sottufficiale della squadra buon costume e, in guerra, ufficiale delle SS) ma può essere presa a paradigma di un'epoca e di una generazione.
la generalizzazione può essere fatta in questo caso con pochi rischi.
L'SS-Gruppenfürer Jürgen Stroop è davvero il tedesco medio della piccola-media borghesia tedesca tra le due guerre.
vittima della cultura che si respirava dopo versailles e di una educazione rigida ed ottusa.
il racconto di Stroop, ampiamente verificato da Moczarski, ripercorre le tappe della carriera del generale delle SS attraverso varsavia (dove coordinò eliminazione del ghetto), grecia, e l'incarico di governatore della regione «Rhein-Westmark». Ma sono molto più interessanti le piccole notizie riferite alla quotidianità della vita del generale.
il racconto di una infanzia con una educazione castrante, oppure il ricordo orgoglioso dell'aver fatto vestire al figlio di otto anni la divisa da SS ecc ecc
emerge il profilo di una persona gretta e dalla cultura poverissima.
l'unica cosa che ricorda bene Stroop sono le regole, che recitava a memoria, del prontuario della buona SS, ossia un insieme di sterili proclami.
l'aspetto ridicolo e grottesco lo si coglie nelle ultime pagine.
così intriso di rispetto acritico delle regole il nostro era autenticamente terrorizzato dal fatto che i suoi compagni nascondessero ai secondini 2 lamette da barba. Stroop era terrorizzato!
così come si sfiora la crisi in cella quando Moczarski idea uno stratagemma per avere un contatto con l'esterno al fine di ottenere qualche sigaretta.
una persona condannata a morte e che aveva eliminato il ghetto di varsavia era terrorizzata dal compiere un paio di piccole "bravate", piccole scorrettezze rispetto al regolamento carcerario.
questo aneddoto finale la dice lunga sul sistema di valori e sulla logica dietro al triste e miope personaggio che la sua guerra l'ha sempre combattuta tra le scartoffie con pressoché unico scopo quello di migliorare la propria posizione sociale.