lunedì, settembre 21, 2009

io non ci credo

far sedimentare le emozioni prima di scrivere, o di parlare, ci evita di dire troppe cazzate e a volte non basta neanche.
da qui, in ogni caso, il mio silenzio sui recenti e drammatici fatti di kabul.
se è vero che non si può non avere una umana compartecipazione emotiva nel vedere il figlioletto chiamare il padre all'arrivo delle bare, non si può neanche non essere irritati dai fiumi di retorica che si spendono, nella pubblica opinione italiana (e da parte delle nostre istituzioni), ogni qualvolta muoiono dei soldati italiani (per le morti dei militari degli altri paesi, no...) in una missione...di pace. non in tutti i paesi, a questo tipo di accadimenti, la reazione è la stessa, fortunatamente o sfortunatamente, per ragioni culturali, storiche, politiche ecc ecc questo è ovvio.

mi ha stupito ignazio la russa (vedi intervista rilasciata a TG2), ministro della difesa che, dopo aver parlato di atto "vigliacco" (un punto di vista soggettivo. ad esempio i kamikaze giapponesi che nella seconda guerra mondiale si lanciavano contro le corazzate statunitensi erano considerati la sintesi dell'eroismo supremo, mentre se oggi si immola un afghano è un vigliacco. strano, saran cambiati i tempi), finalmente ha detto le prime parole significative sul conflitto afghano parlando, in sintesi, di uno scontro militare (la GUERRA! quella, cito a memoria, ripudiata dalla costituzione italiana per risolvere le controversie internazionali...o tra paesi, non ricordo di preciso, ma il concetto è questo) in atto, contro il terrorismo, e non citando invece la solita manfrina sull'intervento umanitario.

io la penso un po' come vittorio zucconi: ormai siamo dentro una guerra, e allora facciamola bene!
storicamente (vedi libia o etiopia/somalia) "italiani brava gente" è una formula tanto auto-assolutoria quanto falsa.
in passato, in guerra gli italiani si sono comportati come ogni altro esercito. a seconda dei punti di vista bene o male.
in italia si riesce a far un gran calderone nazional-popolare mettendo insieme el alamein e cefalonia, laddove però, effettivamente, può aver senso parlare di un atteggiamento "eroico" da parte dei protagonisti.
il rischio, adesso, è che si diventi vittime delle nostre stesse falsificazioni (noi sempre "...brava gente") e della nostra stessa retorica ("...eroi qui eroi là", pace e bene).

personalmente dal punto di vista politico io disapprovo gli interventi in iraq (ricordiamoci della mistificazione delle presunte armi di distruzione di massa ovviamente mai trovate) e in afghanistan, dove è evidente il ruolo subalterno e sottomesso nei confronti degli stati uniti. se si decide però di "tener bordone", lasciamo perdere la finta egida di onu e simili, agli USA si dovrebbe poi comportarsi di conseguenza, senza piagnistei coccodrilleschi (un neologismo? forse ma ci siam capiti).
il nostro presidente del consiglio è fonte di ironia da parte di tutto il mondo per frasi e comportamenti, ma anche certi atteggiamenti "diffusi" non sono sicuramente un bel modo di presentarci di fronte alle altre nazioni.
per semplificare non me lo vedo obama, dico obama e non bush, strofinare come ha fatto napolitano una ad una tutte le bare di ritorno dal medio oriente e, banalmente, non è certo per una evidente discrepanza numerica tra i nostri e i loro caduti.
ad ogni nostro lutto si parla di fuga (adesso è di moda il sinonimo "exit strategy").
senza andar troppo lontano, il comportamento degli inglesi, pur con dei dubbi evidenti in seno alla pubblica opinione, mi pare più coerente e in linea con la loro tradizione militare e culturale.

alla fine il polpettone mandato in onda la scorsa settimana è effettivamente illuminante circa il modo di prendere parte a questo tipo di missione da parte di noi italiani.
il film "nassiryia - per non dimenticare", regia michele soavi, è sinceramente inguardabile per le interpretazioni non all'altezza da parte di bova e della pandolfi, ma la dice lunga sull'ambiguità che le nostri missioni suscitano nel sentire comune.
e alla fine l'interpretazione di un evento è più importante dell'evento stesso per la storia di un paese.

una delle prime scene vede l'eroico bova, alias maresciallo carboni, bloccare l'americano cattivo che tiene sotto tiro un civile sospetto...ma perchè? che senso ha? se non voler dire noi siamo i bravi e loro gli stronzi?
decisamente più seri e credibili i film degli anni 30-40 di propaganda fascista (vedi ad esempio "luciano serra pilota").
tutto il polpettone di nassiryia fa vedere il soldato italiano, che rinuncia al suo boccone di pane per darlo al bambino iracheno affamato come da stereotipo, intento unicamente ad aiutare la popolazione locale e trascurare il momento bellico, con l'esito finale ben noto.

o si crede assolutamente e fino alla fine in qualcosa...o è meglio non prendersi per il culo e non credere a niente! questo tipo di classifiche non ha senso e non voglio scader io nella retorica, ma sinceramente mi sembra di gran lunga maggiormente "eroico" il comportamento degli operai della thyssen-krupp (turni massacranti, condizioni di lavoro al limite della sopportazione, misure di sicurezza) che non quello di un volontario nell'esercito italiano che decide - per qualsiasi ragione in primis amor di patria o spirito umanitario - di andare a fare il proprio dovere in aree a rischio.

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